18/10/2015

Famiglia: Vittorio Sgarbi su RAI 2 la difende [Video]

Come di consueto, giovedì 15 ottobre il critico d’arte Vittorio Sgarbi è intervenuto su Rai 2 a “Virus – Il contagio delle idee”, condotto da Nicola Porro. Questa volta i canonici dieci minuti previsti per lo “Sgarbo di Virus”, che di settimana in settimana si sofferma su un tema che nel corso della settimana ha suscitato scalpore, avevano quale titolo: “Padre e Madre”, in riferimento alla legge in discussione nelle aule della politica che prevede che – ha affermato il critico – “per rispetto della diversità delle scelte di uomini adulti i bambini, che sono la parte debole che non può scegliere, si possano trovare […] ad avere due padri o due madri”.

Naturalmente non tutto quanto affermato da Sgarbi trova la nostra approvazione, ma alcune affermazioni e alcuni esempi – letterari e artistici – portati dal critico sulla famiglia e sul ruolo dei genitori sono veramente interessanti.

Un padre non può essere una madre”, ha sentenziato come prima cosa Sgarbi. Così come “un figlio non può amare due madri. Il bambino ha una sola madre. […] Una seconda madre non può diventare padre. […] La madre è una, non due! Una!”.

Sulla potenza e sulla bellezza della maternità, Sgarbi ha quindi recitato la poesia “Supplica a mia madre” (da Poesia in forma di rosa) composta da Pier Paolo Paolini:

Pasolini_sesso_aborto_famigliaÈ difficile dire con parole di figlio

ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.

Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,

ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore.

Per questo devo dirti ciò ch’è orrendo conoscere:

è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.

Sei insostituibile. Per questo è dannata

alla solitudine la vita che mi hai data.

E non voglio esser solo. Ho un’infinita fame

d’amore, dell’amore di corpi senza anima.

Perché l’anima è in te, sei tu, ma tu

sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:

ho passato l’infanzia schiavo di questo senso

alto, irrimediabile, di un impegno immenso.

Era l’unico modo per sentire la vita,

l’unica tinta, l’unica forma: ora è finita.

Sopravviviamo: ed è la confusione

di una vita rinata fuori dalla ragione.

Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.

Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…

Sgarbi ha quindi citato un altro omosessuale, Oscar Wilde, che ha scritto: “La gioia suprema di essere padre è intesa veramente da pochi uomini. La maternità invece da tutte le donne, anche le più depravate”. E, sulla stessa lunghezza d’onda, anche Robert Frost: “L’amore di tua madre non devi meritarlo, mentre devi meritarti quello di tuo padre”.

A seguire il critico ha mostrato alcune opere raffiguranti la famiglia (una sola!) e, ancora, la profondità del legame tra madre e figli.

A partire dal “Tondo Doni” di Michelangelo, passando per le realizzazioni di Lorenzetti, Pisano e Bellini, per arrivare al Novecento con il ferrarese Achille Funi (dove le nuvole formano un’aureola sopra la madre, la cui santità – ha affermato Sgarbi – “sta nell’essere madre”).

La famiglia è una e non cambierà, ha concluso il controverso – ma in questo caso chiarissimo – Vittorio: “Il padre, la madre e il figlio che li unisce”.

Redazione

 

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