05/11/2016

Famiglia divisa, si riunisce. Altro caso emblematico in Norvegia

Una famiglia proveniente dalla Romania, residente in Norvegia da circa cinque anni, è stata divisa: i bambini sono stati sottratti ai genitori per presunti maltrattamenti.

È quanto hanno dovuto patire Mihaela e Dumitru Nan, con i loro due bambini di sette anni e di soli diciotto mesi (nella foto, la famiglia riunita).

Da Romania Insider apprendiamo le note della vicenda: «Il 27 ottobre, 2015 i due genitori erano stati presi e interrogati dalla polizia per diverse ore. Dopo l’interrogatorio, due dipendenti dei servizi sociali norvegesi dissero alla famiglia Nan che la loro bambina aveva detto che era stata picchiata. Di conseguenza erano stati informati che non avevano più il diritto di mantenere i loro figli». Una decina di giorni fa, secondo quanto riportano i media rumeni, un tribunale norvegese ha decretato il ricongiungimento familiare.

Nel caso della famiglia Nan, dunque, l’evento si è concluso in maniera felice, anche se la sofferenza sperimentata da genitori e bambini rimarrà indelebile.

Anche la vicenda della famiglia Bodnariu, che aveva animato il dibattito lo scorso inverno e che aveva infine avuto una conclusione positiva nella tarda primavera del 2016. Tuttavia in Norvegia di casi simili ce ne sono molti, per cui la Barnevernet – l’agenzia governativa di protezione dei minori – sottrae i figli dalle cure dei loro genitori con motivazioni che rasentano il ridicolo: si parla di 1.500 bambini allontanati dalla famiglia ogni anno.

Molte delle famiglie che finiscono nel mirino della Barnevernet provengono da Paesi stranieri e, come nel caso dei Bodnariu, si professano cristiani. Che vi sia dunque, in sottofondo, una questione razziale o legata alla professione religiosa? È difficile dirlo e l’organo governativo ovviamente ha smentito tale ipotesi, quindi si possono solamente fare delle supposizioni su base statistica. Quello che è certo è che, in Norvegia, si vede attuata una prevaricazione dello Stato sulla famiglia, per cui un eccesso di (doverosa) vigilanza si trasforma in oppressione.

Una denuncia chiara in tal senso arriva dalla società civile – mobilitatasi già a partire dal 2014 -, ma anche da alcuni mass media ancora onesti. Tanto che la questione ha assunto rilevanza internazionale.

In ogni caso, la Norvegia non è di certo isolata. Sempre più spesso, infatti, vediamo come lo Stato entri a gamba tesa in questioni che riguardano la famiglia e avversi la sua legittima superiorità quale primaria agenzia educativa: l’esempio dell’educazione sessuale e del gender nelle scuole parla da sé.

Teresa Moro

Fonte foto: Facebook


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