25/11/2020 di Luca Scalise

Eutanasia, persone vittime dell’abbandono

Ogni due anni viene pubblicato un rapporto dalla Commissione federale per il controllo e la valutazione dell’eutanasia in Belgio. Dall’ultimo, recentemente pubblicato, compaiono dati importanti su cui riflettere. «Solo oltre 22 mila persone, 22.081 tombe per la precisione: sono i morti ufficiali di 17 anni di iniezioni letali in Belgio, oltre cinquemila relativi solo agli ultimi due anni», scrive un articolo di Tempi.

Un numero che non è affatto piccolo e che non sarebbe affatto meno grave se fosse minore. A ciascuna di queste persone, infatti, è stata tolta la vita; un atto dalla gravità e disumanità indicibile, persino se praticato su richiesta (figuriamoci, quindi– come in tanti casi si abusi di cui abbiamo sentito parlare in vari Paesi -, quando viene praticata senza il consenso del paziente o dei parenti).

Dal rapporto emerge che la maggior parte delle richieste di eutanasia (il 62 per cento) sono motivate dall’aggravarsi di tumori o malattie invalidanti. A seguire, casi di polipatologie, malattie del sistema nervoso, circolatorio e dell’apparato respiratorio. 57 persone sono state eliminate per disturbi psichici e 48 per disturbi cognitivi come la demenza senile.

È grave la situazione. Sia perché c’è una legge che afferma che queste persone possono chiedere ed ottenere la morte - come se per la loro vita non valesse la pena combattere, dare il massimo, come se alleviare le loro sofferenze e dargli vicinanza non importasse a nessuno -, sia per i motivi che hanno condotto a tali richieste di eutanasia, tra cui figurano anche la «sensazione di solitudine, la sensazione di essere un peso per altri, la sensazione che continuare a esistere non avesse più senso».

Ciò significa che tanti, pur nel peggiorare delle condizioni di salute fisica, non chiederebbero l’eutanasia se non si sentissero soli e se non temessero di essere di peso. Insomma, ora sta a noi chiederci: cosa facciamo per i sofferenti? Cosa offriamo loro? Vicinanza, assistenza, cure? O morte? Li facciamo sentire davvero importanti per noi? E per gli Stati che hanno legalizzato l’eutanasia o vorrebbero farlo, i sofferenti, una volta che diventano “improduttivi”, cosa sono: cittadini più deboli e, quindi, da tutelare o meri “costi” su cui sarebbe meglio risparmiare, favorendone l’eliminazione?

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