01/11/2015

Eutanasia – In Spagna si comincia ad ammazzare le ragazzine malate

Anche in Spagna, hanno cominciato la danza macabra dell’eutanasia: dopo quattro giorni senza cibo e acqua la dodicenne Andrea Lago è morta all’ospedale di Santiago de Compostela.

La ragazza aveva una malattia neurodegenerativa che le ha bloccato progressivamente gli arti. I genitori hanno chiesto ai giudici il permesso di “lasciarla morire dignitosamente”.

Il Parlamento della Galizia aveva approvato questa estate una legge che parla non di eutanasia, ma di sedazione, “senza accorciare la vita”: il solito trucco linguistico, di cui abbiamo reso conto in altri contesti. Lasciar morire di fame e di sete una persona che da sola non può provvedere al proprio sostentamento, per questa mentalità necrofila è “interrompere le cure”, cessare l'”accanimento terapeutico”. Quello che hanno fatto a Eluana e a Terri SchiavoTerri-Schiavo_Oriana-Fallaci_eutanasia

E pensare che l’Ospedale fino all’ultimo ha dato parere contrario alla sospensione dei supporti vitali, perché la ragazzina non provava alcun dolore! Ma anche in Spagna la questione è stata strumentalizzata a livello politico, con la grancassa della campagna mediatica martellante della  ricca Associazione per la Morte Dignitosa alleata al Partito Socialista...

Solo il vescovo di Alcala de Henares, Juan Antonio Reig Pla, ha ricordato il documento di Benedetto XVI del 2007, in cui rispondeva ad alcune domande della Conferenza Episcopale americana, spiegando che alimentazione e idratazione fornite tramite dispositivi medici non possono essere interrotte perché sono «un mezzo ordinario e proporzionato di conservazione della vita».

E – con tutto il rispetto per il Vescovo Pla e per il Papa Emerito – ci dovrebbe arrivare qualsiasi persona con un minimo di buon senso raziocinante: dare da mangiare e da bere a un bambino piccolo o a un disabile non vuol dire certo “somministrargli un trattamento terapeutico”.

Viceversa, togliere cibo e acqua a chi da sè non può procurarsene è un omicidio bello e buono. Molto “buono”: perché per non far soffrire troppo il condannato gli si somministra una bella dose di sonnifero...

 Redazione

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