08/05/2019

Europee, parla Tarzia (Fi): «Se non si dà una chance alla vita e alla famiglia, l’economia peggiorerà»

Oltre quarant’anni spesi per la causa della vita, tra politica e formazione. Dopo una lunga esperienza come consigliera regionale nel Lazio, dove ha portato a compimento un’importante legge sulla famiglia, Olimpia Tarzia punta ora al Parlamento Europeo. Contestualmente alla sua candidatura nelle file di Forza Italia, l’esponente pro life ha firmato il Manifesto per la Vita e per la Famiglia redatto dalla nostra associazione in occasione delle elezioni europee. A colloquio con Pro Vita & Famiglia, Olimpia Tarzia ha illustrato il suo programma per un’Europa pro life, ribadendo il suo metodo di sempre: dialogo e mediazione con tutti, compromessi con nessuno.

Onorevole Tarzia, cosa l’ha motivata a firmare il Manifesto?

«Si tratta di temi che ho sempre portato avanti sia nel mio impegno culturale e sociale, come co-fondatrice e attivista del Movimento per la Vita, sia nel mio impegno politico. Temi di cui mi occupo da prima ancora che ne emergesse tutta la drammatica attualità. Le spinte più negative contro la vita e la famiglia arrivano proprio dall’Unione Europea e questo è stato un motivo in più per candidarmi. Il mio obiettivo è di andare a rappresentare all’Europarlamento istanze che, a mio parere, sono condivise dalla maggior parte dei cittadini italiani, che non trovano però una rappresentanza politica tale da poter incidere. Questi valori trovano la loro collocazione ideale nel Partito Popolare Europeo».

Molti affermano, però, che il Ppe si sia molto indebolito sul fronte dei principi non negoziabili…

«Il vento del relativismo etico e del pensiero unico hanno influenza a tutti i livelli. Il Ppe, comunque, al di là delle posizioni personali di ogni suo rappresentante, è indiscutibilmente il gruppo politico europeo in cui questi valori trovano più facilmente dimora. Per chi come me è cristiano e crede da sempre in questi valori, candidarsi per l’Europarlamento significa quindi accettare una sfida per andarsi a sedere nei luoghi istituzionali dove, nel bene o nel male, si decide il futuro della vita e della famiglia. Se c’è un allentamento della tensione su questi temi, starà a chi, come noi, è più convinto, aiutare gli altri a impegnarsi perché diventino prioritari rispetto ad altri temi».

L’Unione Europea è un terreno ostico per gli obiettivi che lei porta avanti: quali potranno essere, a suo avviso, i mezzi più idonei per veicolare politiche pro life anche a Strasburgo e a Bruxelles?

«Il problema di fondo è culturale e pre-politico. Ci sono lobby e interessi economici che minacciano la vita e che mirano a disgregare la famiglia. Anche sul piano economico, è evidente che il mercato ha molto più interesse ad interagire con l’individuo che non con la famiglia, essendo la singola persona più fragile e soggetta a condizionamenti. C’è un disegno oggettivo a livello mondiale che punta a danneggiare vita e famiglia: lo abbiamo visto con l’ideologia del gender, con l’Europa che ci bacchetta perché avremmo (cosa assolutamente falsa) troppi obiettori di coscienza. Sono tutte istanze che, nell’ambito delle istituzioni europee, puntiamo a rovesciare. Attraverso una serie di risoluzioni specifiche, l’Europarlamento può condizionare culturalmente ed economicamente determinate scelte che poi ricadono su certi Paesi. Quindi, prima di tutto, va posto un argine a questa deriva».

A quali sfide sono chiamati i candidati che, come lei, si presentano per difendere i valori della vita e della famiglia?

«Non basta essere eletti, bisogna anche rendere onore a chi ci vota, avendo il coraggio di difendere la vita dal concepimento alla morte naturale, la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna (come da dettato costituzionale), la libertà educativa: farlo nei convegni è molto facile, ma quando si è dentro le istituzioni bisogna essere preparati, perché non si possono fare affermazioni astratte e di principio, bisogna portare argomentazioni che siano scientificamente e antropologicamente comprensibili per tutti. Oltre a una preparazione di base, serve il coraggio per affermare le proprie posizioni e una capacità di dialogo e mediazione, che non hanno nulla a che vedere con il compromesso al ribasso.
Quando al Consiglio Regionale del Lazio presentai e feci approvare la legge sulla famiglia, che prevede che il concepito è già membro della sua famiglia, ci ho lavorato un anno, confrontandomi con tutti i colleghi consiglieri, uno per uno. Non mi interessava rivendicare nulla o lamentarmi nel caso mi avessero bocciato questa legge. Mi interessava raggiungere un risultato. Bisogna avere la libertà di affermare questi principi e di mettere al primo posto le radici cristiane e antropologiche che guidano in politica, più che l’appartenenza ai partiti. Bisogna anche essere disposti a pagare di persona. Alla luce della mia esperienza personale e politica, ho potuto constatare che quando c’è coerenza su questi temi, le persone se lo ricordano e lo apprezzano e questo credo sia la cosa più importante».

Quali saranno i suoi obiettivi come europarlamentare, se sarà eletta?

«Innanzitutto, mi batterò per restituire all’Europa la capacità di riconoscere e difendere le sue radici cristiane. A questo proposito, c’è una cosa che ritengo inaccettabile e vergognosa: il silenzio dell’Europa sulle stragi di cristiani nel mondo. Punterò a far sì che l’Europa sia sempre più impegnata nella difesa della vita in ogni sua fase: un’Europa che non sa esprimere tenerezza per i suoi anziani ma, al contrario, ne prospetta l’eutanasia, rientra nella logica utilitaristica che ben conosciamo. Altra battaglia fondamentale è la proposizione di una moratoria universale contro la disumana e inaccettabile pratica dell’utero in affitto. Fondamentali sono anche tutte le politiche familiari in grado di sostenere la natalità e di contrastare l’inverno demografico, assieme alle politiche di armonizzazione tra vita familiare e lavorativa per le donne. Ultimo ma non ultimo: l’impegno a garantire il diritto dei genitori a non accettare proposte normative che vanno nella direzione dell’annullamento della differenza sessuale o propagandino l’ideologia del gender, anche alla luce dell’articolo 26 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. È chiaro che l’Europa ha tanti altri problemi, ma i temi che ho appena citato fanno riferimento all’anima dell’Europa, come la intendevano i padri fondatori. Se non si parte da questi temi, anche tutte le altre scelte, dall’economia ai sistemi di alleanze, non andranno mai nella giusta direzione».

Luca Marcolivio

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