30/03/2021 di Manuela Antonacci

ESCLUSIVA - Sgarbi su ddl Zan: «Insegnamenti sessuali nelle scuole abominevoli e innaturali»

Sta facendo discutere e non poco, la questione relativa all’iter del ddl Zan che sembrava essere bloccato per la giusta e ovvia causa dell’emergenza sanitaria che, in quanto tale, dovrebbe avrebbe la priorità su tutto e che dopo essere stato approvato alla Camera lo scorso novembre, arriva al Senato, dove proprio questo pomeriggio inizia la discussione in commissione.

Ricordiamo che uno degli aspetti più controversi della legge e che mostra che il ddl gioca in attacco, più che in difesa, è lo stanziamento di ben 4 milioni di euro per il finanziamento dei corsi improntati all’ideologia gender, nelle scuole di ogni ordine e grado. Un aspetto, questo, su cui ha voluto soffermarsi con noi anche il professor Sgarbi che già lo scorso novembre si era pronunciato pubblicamente, durante la discussione alla Camera.

 

Professore, l’iter del ddl Zan riprende, vogliamo ricordare come questa legge gioca in attacco più che in difesa, pretendendo di insegnare, ad esempio ai bambini e ai ragazzi come devono pensarla in materia di sessualità?

«Il tema della sessualità, è un tema che dovrebbe essere del tutto estraneo alle leggi, perché non si rende legge la natura e tantomeno si indicano dei modelli culturali che non corrispondono alla natura, per indicare che ogni inclinazione sessuale è legittima. E certamente quello che accade nella natura è legittimo per forza, ma non dev’essere la legge a stabilirlo. Per cui è una normativa intimamente sbagliata. Cioè, si può difendere le persone da aggressioni o insulti di natura omofobica e questo si può intendere (nel senso che uno non è colpevole di essere omosessuale o eterosessuale) certamente è una cosa che può essere sanzionata dalle norme, però cercare di educare all’indifferenza sessuale, al fatto che al di là della natura uno debba ritenere che un uomo e una donna sono la stessa cosa, è misura di una forzatura illegittima, perché la legge esiste perché deve comprimere delle condizioni di prepotenza, ma non deve comprimere le nature. Quindi la natura ha un suo corso, la natura non va insegnata a scuola. Il sesso nasce fuori dalla scuola. L’educazione sessuale che già è un’ipotesi fatta da Rosy Bindi anni fa e che io stroncai, perché il sesso, in un senso o nell’altro, segue l’istinto. Quindi non bisogna indirizzarlo correttamente secondo linee di legge, il sesso appartiene alla natura. Per cui quello che non ha capito Zan è che se tu vuoi punire le prepotenze puoi farlo, ma cercare di educare a una condizione sessuale indifferenziata è una cosa grave».

Peraltro 4 milioni di euro vengono stanziati per questi corsi, peraltro in un momento di grave emergenza economica e sanitaria..

«A parte l’emergenza economica ma, in qualunque condizione fossimo, covid o non covid, insegnare a scuola il sesso è una violenza contro la libertà del sesso. Il sesso non si insegna a scuola. Anzi, togliere alle persone la naturalezza del sesso, quello che si fa di nascosto, nel pudore, nei rapporti tra adolescenti, non può essere normizzato. Ho cercato di spiegarglielo ma non lo capiscono! Per cui i corsi nelle scuole sono la cosa più abominevole e innaturale che si possa concepire».




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