Emma Bonino presidente della Repubblica? Una proposta di Monti immediatamente, è il caso di dirlo, “abortita” sul nascere
Del resto, l’onorevole radicale nel settore è abbastanza ferrata, visti i trascorsi medici improvvisati al servizio dell’interruzione di gravidanza clandestina.
Era il 29 luglio 1976 quando Emma Bonino rilasciava ad Oggi un’intervista choc nella quale illustrava, in maniera dettagliata, le modalità terrificanti con le quali erano stati portati a termine circa 10.141 aborti in una villa fiorentina che, all’epoca, ospitava la sede del Partito Radicale accanto alle strutture del Cisa (Centro italiano sterilizzazione ed aborto).
Queste le parole con le quali la Bonino, in maniera sfacciatamente disinvolta, descriveva alla giornalista i metodi utilizzati: “Dividetevi in gruppi di quattro o cinque. In ogni gruppo, decidete chi di voi può mettere la propria abitazione a disposizione delle altre.”
E quindi un passaggio raccapricciante.
Alla domanda della giornalista che chiede: «È vero che, per fare aborti, usate la pompa da bicicletta?».
La Bonino risponde, seraficamente: «Volendo fare le cose ad arte, si usa l’aspiratore elettrico a cui, mediante un tubo si attacca la cannula Karman in plastica trasparente. Senonché l’aspiratore elettrico costa un mucchio di quattrini (mi pare 400.000 lire), a parte che pesa trasportarlo per fare aborti nelle case. Per risparmiare usiamo una attrezzatura per l’aspirazione più rudimentale, ma che funziona benissimo lo stesso. Prima di tutto, occorre un vaso, ermeticamente chiuso, dove si crea il vuoto e dove finisce il contenuto dell’utero che viene aspirato con la cannula. Io uso un barattolo da un chilo che aveva contenuto marmellata. Il barattolo viene chiuso con un tappo di gomma che ha tre fori. Da un buco parte il tubo di gomma in cui si inserisce il gommino della pompa da bicicletta (con la valvola interna rovesciata per aspirare aria anziché immetterla); dal secondo buco parte il tubo di gomma in cui si inserisce la cannula Karman; nel terzo buco si mette il manometro, per controllare la pressione che si crea nel vaso con la pompa».
Insomma, una pratica atroce e pericolosa, per la quale, tra l’altro, la parlamentare accusata di associazione a delinquere e procurato aborto continuato pluriaggravato non venne mai processata, in virtù dell’immunità parlamentare.
Nonostante questo passato discutibile ed il fatto che l’Italia sia un paese profondamente cattolico, Mario Monti non ha esitato, in maniera azzardata, a lanciare la candidatura della parlamentare per la presidenza della Repubblica, dichiarando: “Ci sono tanti nomi per una candidata donna al Quirinale. In particolare, penso molto bene di Emma Bonino: sarebbe una candidata, tra le altre, molto buona”.
Un endorsement “sgangherato” ritirato in fretta ed in furia dall’ex premier, che ha segnato, a suo favore, l’ennesima gaffe istituzionale. Nonostante l’immediato passo indietro, però, sono ancora tanti quelli che accarezzano l’idea di Emma Bonino al Quirinale.
Basta andare sul suo sito ufficiale e leggere l’articolo di Nanni Riccobono: “Mi piacerebbe Emma Bonino presidente della repubblica nel 2013? Nel 1999 gli italiani ad un sondaggio Swg le hanno dato il 31% delle loro preferenze, Ciampi ne prese molte di meno…..E di una solidità istituzionale a prova di bomba, anzi, quella per le istituzioni nel suo caso è una autentica vocazione e di fatto è stata l’unica radicale con incarichi esecutivi sia in Europa che nel governo italiano….Perché Emma Bonino è lì da sempre sul fronte delle battaglie radicali: dal divorzio e l’aborto alla liberalizzazione delle droghe leggere, le carceri, contro la tortura...”.
Addirittura, nell’estate del 2012 dieci attori, ovvero Luca Argentero, Sergio Castellitto, Alessandro Gassman, Remo Girone, Vinicio Marchionni, Filippo Nigro, Rocco Papaleo, Claudio Santamaria, Emilio Solfrizzi e Gianmarco Tognazzi , avevano scritto al Corriere della Sera per invitare a ”riflettere sulla bellissima opportunità” di promuovere l’esponente radicale al Colle.
Lei, dal canto suo, all’epoca, aveva replicato: “Non sono una che si tira indietro, ma non dipende da me. Penso di aver maturato una capacità istituzionale e internazionale e credo che essere presidente della Repubblica sarebbe una grandissima responsabilità, ma ci metterei tutta la determinazione di cui sono capace. Non sono una che si tira indietro, casomai una a cui viene sbarrata la strada“.
Insomma Emma for President? Bisognerebbe chiederlo alle migliaia di donne alle quali è stato aspirato il feto con una pompa da bicicletta e poi gettato nella spazzatura.
di Simona Tenentini