Nicola Grandi, classe 1969, agente di assicurazione, è candidato alla carica di Sindaco per il comune di Ravenna – per Fratelli d’Italia – alle prossime elezioni amministrative che si terranno i prossimi 25 e 26 maggio. Già consigliere comunale al comune di Ravenna ha già firmato in passato il Manifesto valoriale di Pro Vita & Famiglia onlus.
Perché ha deciso di impegnarsi in politica, quali sono i valori fondamentali che la animano e ispirano sia nella vita privata che in quella politica?
«Ho deciso di impegnarmi in politica per una passione irrefrenabile per la mia città e il suo futuro. Da 20 anni faccio politica e ho ricoperto vari ruoli fra cui segretario politico (UDC), presidente di consiglio territoriale, consigliere comunale e presidente di commissione bilancio del comune di Ravenna. Ad ispirare il mio agire è la fede e i valori cattolici».
L’Italia sta affrontando un drammatico declino demografico. Quali strumenti ha a disposizione un Comune per fare la sua parte e quali proposte concrete sosterrà, se eletto/a, per agevolare le natalità anche garantendo alternative all’aborto?
«La denatalità è al centro del nostro programma, abbiamo fatto anche un paio di interventi che hanno a che fare soprattutto con i servizi che la famiglia deve trovare per poter affrontare nel migliore di modi la gestione quotidiana di un figlio. In particolare occorre partire dai servizi per la prima infanzia. La qualità, la disponibilità e l’accessibilità dei nidi e dei centri estivi per la fascia 0-3 anni rappresentano uno dei principali fattori di supporto alle famiglie e di incentivo alla natalità. Oggi, a Ravenna, le liste d’attesa restano un problema strutturale, sia nei servizi pubblici sia in quelli convenzionati, e l’offerta è ancora insufficiente rispetto alla domanda. Manca un’azione strutturale di potenziamento dell’offerta. Serve un piano per aumentare il numero dei posti disponibili nei servizi 0-3, anche attraverso un utilizzo strategico delle norme regionali in materia di autorizzazione e accreditamento, spesso disattese o non pienamente applicate. Va aperto un confronto diretto con la Regione Emilia-Romagna per superare rigidità normative che oggi impediscono una crescita flessibile e qualitativa del sistema integrato. Soprattutto, è tempo di riconoscere il ruolo indispensabile dei gestori privati. Non come semplice alternativa o supplenza del pubblico, ma come partner strategici, con cui condividere standard, risorse e progettualità. I servizi privati rappresentano oggi una quota significativa dell’offerta sul territorio e sono spesso i primi a rispondere in modo tempestivo ai bisogni delle famiglie. La loro valorizzazione deve diventare una priorità dell’agenda amministrativa».
In che senso, secondo lei, la famiglia è la cellula fondamentale della società? Ci fa l’esempio di una misura sociale e fiscale concreta che sosterrà per agevolare le famiglie, in particolare se numerose e con disabili o anziani a carico?
«E’ il nucleo fondante della nostra cultura e della nostra vita oltre che il primario nucleo della realtà cittadina, il primo intervento che faremo sarà recepire le normative regionali per l’aumento di posti negli asili».
Sapeva che in alcuni Comuni associazioni LGBT o “trans-femministe” tengono corsi di formazione per operatori di nidi e materne per diffondere un approccio “gender fluid” già nella fascia 0-6 anni? Che ne pensa? È pronto/a a difendere la libertà educativa dei genitori vigilando e impedendo che progetti ideologici siano diffusi nelle scuole del suo Comune?
«Non solo sono pronto ma questa cultura è quella alla quale in consiglio comunale ci siamo opposti con ogni mezzo negli anni passati, specie quando si tenta di far passare come atto di civiltà e buon senso una scelta strumentale e ideologica».