Alvaro Ancisi, classe 1940, è candidato alla carica di Sindaco nel comune di Ravenna, supportato da: Lista per Ravenna, Lega, Popolo della Famiglia e Ambiente & Animali. Ha già ricoperto le cariche di consigliere comunale e provinciale di Ravenna; assessore del Comune di Ravenna; vicepresidente dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani e membro del Comitato delle Regioni nell’Unione Europea ed è vicepresidente uscente del Consiglio comunale di Ravenna.
Perché ha deciso di impegnarsi in politica (prima esperienza o ricandidatura?) e quali sono i valori fondamentali che la animano e ispirano sia nella vita privata che in quella politica?
«Coniugato con un figlio, sono entrato in politica ispirato ai valori sociali del Partito Popolare di don Sturzo e della DC di De Gasperi, a cui da allora mi conformo. Ho vinto a 18 anni un posto come insegnante della scuola elementare. Mi sono poi laureato in sociologia con 110 e lode e pubblicazione della tesi. Sono quindi entrato come impiegato amministrativo nella Regione Emilia-Romagna, dove ho raggiunto la qualifica di dirigente amministrativo apicale. Membro del Comitato delle Regioni dell’Unione Europea dal 2002 a tutto il 2019 e sono giornalista pubblicista, medaglia d’oro dell’Ordine dei Giornalisti».
L’Italia sta affrontando un drammatico declino demografico. Quali strumenti ha a disposizione un Comune per fare la sua parte e quali proposte concrete sosterrà, se eletto/a, per agevolare le natalità anche garantendo alternative all’aborto?
«La denatalità si affronta sostenendo la volontà delle famiglie di avere e di allevare dei figli, aiutandole a superare ogni difficoltà. Di fronte alla chiusura di scuole della prima età, le paritarie, soprattutto quelle cattoliche, svolgono, sorrette dal volontariato, un servizio pregevole. La spesa per l’assistenza sociale è però rimasta a Ravenna pressoché immutata da 15 anni, nonostante l’alta inflazione. Occorre innalzarla al 7,5% della spesa comunale (pari a 535 milioni nel 2024!), raddoppiando i fondi per le famiglie indigenti, colpite dalle ristrettezze e dalla disoccupazione».
In che senso, secondo lei, la famiglia è la cellula fondamentale della società? Ci fa l’esempio di una misura sociale e fiscale concreta che sosterrà per agevolare le famiglie, in particolare se numerose e con disabili o anziani a carico?
«La famiglia è il nucleo fondante della società, il primo soggetto cui devono rivolgersi le politiche sociali del Comune. Al riguardo i princìpi cardine sono sussidiarietà, solidarietà e partecipazione. L’assessorato alle Politiche sociali deve racchiudere in sé anche la delega alla famiglia, che rappresenta, oltre che il primo ammortizzatore sociale, anche il primo luogo di intervento a livello sociale nei confronti delle persone in difficoltà. Nell’erogazione dei servizi e nella modulazione delle tariffe, la famiglia va sostenuta come nucleo unitario che garantisce stabilità sociale».
Sapeva che in alcuni Comuni associazioni LGBT o “trans-femministe” tengono corsi di formazione per operatori di nidi e materne per diffondere un approccio “gender fluid” già nella fascia 0-6 anni? Che ne pensa? È pronto/a a difendere la libertà educativa dei genitori vigilando e impedendo che progetti ideologici siano diffusi nelle scuole del suo Comune?
«Non può esserci spazio per chi, abusando del proprio ruolo di educatore, intende strumentalizzare bambini e adolescenti. Non per chi utilizzando la sacrosanta lotta alle discriminazioni omofobiche vorrebbe insinuare teorie e derive ideologiche come l’ideologia gender».