Gianni Liviano, 59 anni, è candidato alla carica di consigliere comunale nella città di Taranto, per la lista Demos.
Perché ha deciso di impegnarsi in politica e quali sono i valori fondamentali che la animano e ispirano sia nella vita privata che in quella politica?
«Tutto iniziò quando avevo 28 anni e nella parrocchia che frequentavo venne una famiglia composta dal papà, che era in carcere, dalla mamma che viveva in condizioni di disagio e da sei figli: tutti in età scolare e tutti inadempienti all'obbligo scolare. A partire da quei bambini, ma coinvolgendone molti altri, avviammo prima nelle nostre case e poi prendendo in fitto un locale in un quartiere periferico, un'esperienza di scuola popolare con i ragazzi a rischio di disagio. Quella scuola popolare è stata sicuramente l'esperienza che ha cambiato la mia vita e mi ha fatto innamorare dei poveri. Nel tempo ci accorgemmo che con la nostra esperienza di volontariato avremmo potuto provare a rispondere ai bisogni dei bambini con cui ci relazionavamo, ma ogni bisogno ha una causa, una ragione. Se il volontariato risponde ai bisogni immediati, è solo attraverso la politica che si può rispondere alle cause dei bisogni Così è iniziata la mia esperienza politica: avevo 28 anni, ora ne ho 59. Ho provato in questi anni ad abbinare il Vangelo alla storia».
L’Italia sta affrontando un drammatico declino demografico. Quali strumenti ha a disposizione un Comune per fare la sua parte e quali proposte concrete sosterrà, se eletto/a, per agevolare le natalità anche garantendo alternative all’aborto?
«Taranto aveva 250.000 abitanti 40 anni fa, ora ne ha poco più di 185.000. La città ha avuto in 40 anni un calo di oltre 60.0000 abitanti. Questo calo è motivato da 3 ragioni: l'autonomia di Statte, che era prima una frazione e ora è un paese di circa 15000 abitanti, il grande esodo giovanile e il gap negativo tra morti e nati. Questo gap è da addebitare ad una serie di ragioni: per esempio l'età media molto alta della città (gli over 60 sono di più degli under 30) e in parte alla paura di futuro di tante coppie giovani. La precarietà del lavoro, che comporta insicurezza, e l'assenza dei servizi fanno il resto. Porre un argine all'esodo dei giovani, rafforzando l'offerta formativa e rendendola coerente con il mercato del lavoro, favorire il ritorno dei ragazzi valorizzando percorsi di accompagnamento al lavoro anche attraverso aiuti all'autoimpresa, miglioramento dei servizi per le famiglie e per i minori, anche nei quartieri periferici, mi pare siano delle imprescindibili priorità».
In che senso, secondo lei, la famiglia è la cellula fondamentale della società? Ci fa l’esempio di una misura sociale e fiscale concreta che sosterrà per agevolare le famiglie, in particolare se numerose e con disabili o anziani a carico?
«La famiglia è la comunità madre, la casa, il luogo di accoglienza, di relazioni, di condivisione e di perdono. A Taranto c'è il rischio di privatizzazione degli asilo nido. È una scelta che va assolutamente evitata. Gli asili nido devono restare pubblici».
Sapeva che in alcuni Comuni associazioni LGBT o “trans-femministe” tengono corsi di formazione per operatori di nidi e materne per diffondere un approccio “gender fluid” già nella fascia 0-6 anni? Che ne pensa? È pronto/a a difendere la libertà educativa dei genitori vigilando e impedendo che progetti ideologici siano diffusi nelle scuole del suo Comune?
«Assolutamente si. La proposta politica deve mettere al centro la persona e la fase educativa. Se la Politica, in virtù di ipotesi ideologiche prive di buon senso, mette da parte la fase educativa, non serve e fa danni».