Sandro Bordignon, classe 1972, consulente certificato in telecomunicazione-energia, è candidato consigliere alle elezioni comunali di Trento nella lista “Prima Trento – Patt”, che si terrano domenica 4 maggio 2025 (primo turno). Nel 2014/2015 è subentrato come consigliere comunale sempre nel comune di Trento e in passato ha ricoperto la carica di referente per il Consiglio provinciale di Trento nella Consulta per la Famiglia ed è stato presidente, per due mandati, del Movimento per la Vita di Trento.
Perché ha deciso di impegnarsi in politica? Quali sono i valori fondamentali che la animano e ispirano sia nella vita privata che in quella politica?
«Mi chiamo Sandro Bordignon, sono sposato con Marianna e abbiamo due figli, Nicola e Giulia. Il desiderio di candidarmi nuovamente nasce da un ricco bagaglio di esperienze diverse ma profondamente interconnesse, maturate nel tessuto sociale ed economico del nostro territorio. In particolare, l’esperienza come presidente del Movimento per la Vita di Trento ha inciso profondamente sui miei valori e sulla mia visione del valore intrinseco di ogni singola persona»
L’Italia sta affrontando un drammatico declino demografico. Quali strumenti ha a disposizione un Comune per fare la sua parte e quali proposte concrete sosterrà, se eletto, per agevolare le natalità anche garantendo alternative all’aborto?
«Il calo demografico è una sfida cruciale che richiede un impegno a tutti i livelli, incluso quello comunale. Un Comune ha diversi strumenti a disposizione e, se eletto, ecco alcune proposte concrete che sosterrei per agevolare la natalità e garantire alternative all'aborto
Servizi sanitari e consultoriali: Rafforzamento dei servizi dedicati alla maternità e all'infanzia. Asili nido e scuole dell'infanzia: ampliamento dei posti disponibili, riduzione delle rette, orari flessibili per venire incontro alle esigenze lavorative dei genitori. Servizi di doposcuola e centri estivi: offrire un supporto concreto alle famiglie che lavorano. Sostegno economico diretto: bonus bebè comunali, contributi per le famiglie numerose o in difficoltà».
In che senso, secondo lei, la famiglia è la cellula fondamentale della società? Ci fa l’esempio di una misura sociale e fiscale concreta che sosterrà per agevolare le famiglie, in particolare se numerose e con disabili o anziani a carico?
«Ritengo che la famiglia fondata sul matrimonio sia la cellula fondamentale della società perché è il primo luogo in cui si apprendono i valori, si sviluppano le relazioni affettive, si trasmettono la cultura e le tradizioni, e si forma l'identità individuale. È all'interno della famiglia che si impara a vivere insieme, a rispettare gli altri, a condividere, a sostenersi reciprocamente nei momenti di difficoltà. Una società forte e coesa si basa su famiglie solide e supportate. Per fare un esempio concreto, una misura sociale e fiscale che sosterrei con convinzione è il "Quoziente Familiare Comunale". Come funzionerebbe a livello comunale: attualmente, il sistema fiscale italiano si basa prevalentemente sull'imposta individuale sul reddito (IRPEF). Il quoziente familiare, invece, terrebbe conto del reddito complessivo del nucleo familiare e del numero dei suoi componenti, applicando aliquote fiscali più favorevoli alle famiglie più numerose e con maggiori carichi (disabili o anziani non autosufficienti)».
Sapeva che in alcuni Comuni associazioni LGBT o “trans-femministe” tengono corsi di formazione per operatori di nidi e materne per diffondere un approccio “gender fluid” già nella fascia 0-6 anni? Che ne pensa? È pronto/a a difendere la libertà educativa dei genitori vigilando e impedendo che progetti ideologici siano diffusi nelle scuole del suo Comune?
«Sì, ho parlato con alcune maestre di materna ma per fortuna non hanno riscontrato questi “metodi educativi. Cosa diversa invece nelle Scuole Secondaria di Primo Grado vengono svolti dei “corsi” dove spiegano l’ideologia gender. Ritengo fondamentale che qualsiasi iniziativa di questo tipo deve rispettare pienamente la libertà educativa dei genitori, sancita dalla Costituzione italiana. Spesso, firmando il "patto educativo", si accetta inconsapevolmente di aderire a iniziative non desiderate dalla famiglia. Ritengo che, in questo ambito educativo, si debba esplicitare chiaramente all'interno del patto educativo il tipo di percorso che la scuola intende proporre. La scuola dell'infanzia e i nidi devono restare luoghi di crescita e apprendimento sereni, in cui i bambini possano sviluppare la propria personalità in un clima di apertura e dialogo, nel rispetto delle indicazioni educative della famiglia».