Il 5 febbraio scorso, la Corte costituzionale dell'Ecuador ha accolto la richiesta di eutanasia di Paola Roldán, una donna di 42 anni, affetta da sclerosi laterale amiotrofica, con la motivazione dell’intenso dolore che provava per via della sua malattia. Sette giudici su nove hanno decretato dunque l’accesso all’eutanasia della donna.
Ma c’è di più. Secondo la sentenza della Corte, infatti, non solo l'eutanasia “volontaria”, ma anche quella che è stata definita “non volontaria” devono essere legalmente esentate dalle pene detentive dai 10 ai 13 anni ad oggi contenute nell’articolo 144 del Codice penale ecuadoriano, che definisce vari tipi di omicidio. «L’eutanasia attiva volontaria - secondo la sentenza - si basa sulla volontà del paziente», tuttavia la stessa sentenza chiarisce il senso di quella “non volontaria” in quanto in alcuni casi «non si può conoscere la volontà del paziente perché gli è impossibile esprimerla, ad esempio nei casi in cui le persone si trovano in stato vegetativo [o] in coma permanente».
Definendo l'eutanasia, la sentenza aggiunge che essa «ha uno scopo principale: porre fine alla vita di una persona che, per volontà propria o di terzi, in caso di incapacità [della persona] di esprimere il proprio consenso, decide di chiedere una procedura di eutanasia attiva o passiva per non continuare ad avere sofferenze insopportabili causate da una lesione corporale grave ed irreversibile o da una malattia grave ed incurabile».
Si tratta a tutti gli effetti della misura pro eutanasia più estrema adottata fino ad oggi. Nei Paesi in cui questa pratica è stata resa completamente legale (otto, di cui in Sud America anche Cuba e Colombia) la condizione principale che viene presa in considerazione è infatti quella della volontà del paziente. In alcuni di questi Paesi, come per esempio l’Olanda, la dichiarazione del paziente fatta prima della perdita della capacità di esprimere la propria volontà può essere accettata come autorizzazione all'eutanasia in circostanze che la persona stessa ha precedentemente delineato. Si tratta comunque di “testamenti biologici”, che vengono in ogni caso affrontati con una sorta di cautela, anche in contesti - come appunto in Olanda o in Canada - dove l’eutanasia è diventata ampiamente e drammaticamente accettata e ora rappresenta il 5% di tutti i decessi.
Ebbene, come si è visto l’Ecuador è riuscito ad andare perfino oltre questa fantomatica “cautela”. Secondo le disposizioni della Corte Costituzionale, infatti, non bisogna tenere conto di ciò che il paziente avrebbe potuto dire o non dire prima di diventare incapace di esprimersi, ed è quindi un “terzo”, come precisa chiaramente la sentenza, ad avere il potere di decidere in merito.
Fonte: LifeSiteNews