30/08/2021 di Luca Volontè

Ecco perché la fluidità dei generi è fallace

Un certo numero di persone ha osato porre la domanda: si nasce gay? Gli scienziati, per esempio, hanno cercato a lungo il gene gay, senza trovarlo.

Questo il risultato dello studio scientifico più completo sulla materia, pubblicato già nel 2019: No ‘gay gene’: Massive study homes in on genetic basis of human sexuality .

Il commentatore britannico Peter Tatchell, uno dei più importanti critici gay dell'argomento "nato gay", illustrava con acutezza negli scorsi mesi che il “determinismo biologico ha un grande difetto. Se siamo tutti nati o gay o etero, come ci possiamo spiegare le persone che passano a metà vita da un'eterosessualità soddisfatta a un'omosessualità soddisfatta (e viceversa)?

Ad esempio il cantante Tom Robinson era un gay felice e ben inserito che, con sua stessa sorpresa, un giorno ha incontrato e si è innamorato di una donna. Ora è ugualmente felice. Se fosse stato cablato alla nascita per desiderare gli uomini, come potrebbe ora desiderare le donne?

Eppure non è un gene, ma un ambiente in cui si cresce e si viene educati è il fattore che portano le persone ad assumere un'identità sessuale piuttosto che un’altra. Così un altro paradosso e fallimento della logica delle lobbies LGBTI viene alla luce: negli ultimi 30 anni si è combattuto per affermare che fosse l’ambiente a determinare la sessualità femminile e maschile e se si fosse sterilizzato l’ambiente culturale e sociale tutti si sarebbero sentiti liberi di negare la propria identità sessuale. Ora, nell’ultimo decennio, dal mondo anglosassone sta diffondendosi il proposito di imporre la dottrina LGBTI a bambini e genitori (oltre che ai mass media) per influenzare le persone sin dalla infanzia. Una manipolazione che diventa ‘forzosamente innaturale’ quando chiede di cancellare anche il dato biologico naturale sessuale maschile e femminile, quel carattere naturale ed originario di ogni persona che porterebbe ad una fluidità informe e pericolosa proprio per i più deboli.

Senza considerare che queste imposte ideologie, nel condizionare l’ambiente dove crescono i bambini, vanno a ledere ogni diritto umano fondamentale dei genitori e della famiglia e si spingono verso uno statalismo totalitario sperimentato solo tre volte nella storia del secolo scorso: nella Russia sovietica, nella Germania nazista, nell’Italia fascista. Per la stessa ragione le stesse lobby vogliono imporre, a partire dai paesi occidentali, il divieto alle terapie riparative: per loro non è concepibile una scienza o una cura psicologica che possa dimostrare la falsità di una costruzione educativa ideologica.

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