E’ l’UNAR che discrimina i transgender?
Ci viene il dubbio. E spieghiamo perché.
Facilitare l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità, iscritte alle categorie protette, è sicuramente una missione meritoria.
Apprendiamo poi che le persone iscritte alle “categorie protette”, oltre ai disabili, sono gli stranieri (e immaginiamo che anche loro abbiano una sorta di “handicap” per via della lingua, e della cultura diversa per cui non è sempre facile integrarsi) e poi ... i transgender.
Dal sito del Comune di Bologna “Cerchiamo talenti cui offrire pari opportunità nel mondo del lavoro”. E’ il motto di Diversitalavoro, un progetto realizzato da UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali del Dipartimento Pari Opportunità), Fondazione Sodalitas, People e Fondazione Adecco per le Pari Opportunità.
Per tutti costoro i transgender sono considerati una categoria protetta. Con gli amici di “nelle Note” ci siamo posti alcune domande, un poco inquietanti:
Sei un padre di famiglia numerosa senza lavoro? Arrangiati
Sei un giovane che vorrebbe metter su famiglia? Arrangiati
Sei una madre sola? Arrangiati
Sei Transgender? ci pensa l’Unar
Ma allora essere trans non è poi così favoloso e normale come vogliono farci credere. Questi enti considerano i trans degli “handicappati”? La transessualità comporta qualche sorta di handicap?
E, se invece i trans sono persone normodotate, l’UNAR in questo modo li sta discriminando?
O forse l’UNAR sta discriminando i disabili, ciechi, sordi, invalidi a favore dei trans, nel senso che “toglie” possibilità di lavoro ai disabili per offrirle ai trans che disabili non sono?
E – visto la disperazione – di questi tempi – di chi perde o non trova lavoro, se qualcuno fosse spinto ad entrare in questa categoria protetta?
Così, tra il serio e l’ironico, il quadro appare assai ingarbugliato.
Redazione