04/10/2018

Disforia di genere “a insorgenza rapida” e transfobia

Recentemente abbiamo riportato la notizia, posta in evidenza da BioEdge, che la rivista scientifica PLOS One ha pubblicato il primo studio approfondito relativo a una condizione di disagio psicologico che Lisa Littman della Brown University, autrice dello studio, chiama “disforia di genere a insorgenza rapida” (ROGD); una pubblicazione che è risultata sgradita agli ideologi del gender. L’analisi rileva che molto spesso gli adolescenti che improvvisamente annunciano di essere transgender lo fanno in un contesto fortemente influenzato dai social media e dai legami di amicizia.

La rivista, e l’università di riferimento, sono stati attaccati (con una rapidità fulminante) con l’accusa di transfobia. Nella sezione dedicata ai commenti, lo studio della Littman è stato definito «un fallimento del processo di peer review», a causa del campione di base del sondaggio che non sarebbe “super partes“, ma contrario alla libertà della transizione di genere. I genitori dei ragazzi coinvolti, infatti, non erano favorevoli alla condizione vissuta dai loro figli. Qui facciamo solo notare che, diversamente, lo studio non avrebbe avuto neanche la possibilità di esistere, perché dei genitori favorevoli all’ideologia del gender e al cambiamento di sesso dei propri figli non si sarebbero mai riuniti per discutere di quello che è accaduto nelle loro famiglie (la ricerca parte, infatti, dai forum aperti dai genitori interessati a capire il perché di un simile comportamento).

Tuttavia in questa sede non ci interessa approfondire tale aspetto. Il punto è che PLOS One ha risposto all’attacco dicendo che avrebbe effettuato una «ulteriore valutazione da parte di esperti sulla metodologia e analisi dello studio». Insomma, dinanzi allo spauracchio della transfobia, anche il comitato scientifico di una rivista specialistica internazionale fa dietrofront; ma se lo studio era stato già valutato e giudicato idoneo alla pubblicazione, perché trincerarsi dietro una “ulteriore valutazione” degli esperti? Forse la prima valutazione non era stata sufficientemente meditata? E non è questa un’implicita ammissione di mancanza di professionalità, che paradossalmente finisce per dare ragione agli accusatori?

La Brown University ha poi pubblicato un comunicato del decano, Bess Marcus, che riconosce l’importanza di considerare «molteplici punti di vista», manifestando la preoccupazione che l’articolo «potrebbe essere usato per screditare gli sforzi per sostenere i giovani transgender e invalidare le prospettive dei membri della comunità transgender».

Per fortuna non tutti gli accademici si rivelano proni all’ideologia del gender, e un messaggio forte è stato lanciato per denunciare quella che è una vera e propria minaccia alla libertà accademica. Jeffrey S. Flier, ex preside della Harvard Medical School, ha pubblicato una critica infiammata a questo atteggiamento remissivo da parte di PLOS One: «In tutti i miei anni accademici, non ho mai visto una reazione simile da parte di una rivista, a pochi giorni dalla pubblicazione di un articolo che la rivista aveva già sottoposto a revisione paritaria, accettata e pubblicata. Si può solo supporre che la risposta sia stata in larga misura dovuta all’intensa attività di lobbying ricevuta dalla rivista, e alla minaccia – dichiarata o non dichiarata – che una maggiore reazione social-media sarebbe piovuta su PLOS One se l’azione non fosse stata presa».

Flier ha inoltre biasimato la manifestazione del timore che determinati studi potrebbero danneggiare la comunità transgender: «Praticamente qualsiasi scoperta di ricerca relativa alla salute umana può essere utilizzata per scopi indipendenti e non appropriati da parte di agenti indipendenti. In effetti, ciò accade frequentemente nella scienza medica, come quando la ricerca nutrizionale viene utilizzata per promuovere diete ben oltre la validità dei dati sottostanti. Quando ciò accade, la responsabilità ricade su coloro che commettono questi atti, non sulla carta o sul suo autore».

Vincenzo Gubitosi

Fonte: BioEdge

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