02/07/2014

Diritto alla Vita: tra continuità del processo vitale e strategia

Concludiamo oggi i due appuntamenti di approfondimento sul diritto alla Vita, con un occhio di riguardo nei confronti della Vita inattesa.

Nell’articolo di ieri il Dott. Sarogni ha centrato l’attenzione sul duopolio diritto-biologia, oggi procede esponendo contraddizioni giuridiche e qualche spunto di riflessione strategica per il lavoro futuro.

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La continuità del processo vitale nell’essere umano è assoluta, dallo stato embrionale fino alla morte naturale dell’individuo. Tale legge di continuità non ha solo fondamento fisico-chimico, ma ha supporto matematico, dato in primis dalle funzioni relative all’accrescimento cellulare  ed alla speranza di vita che accompagna  ininterrottamente ogni singolo individuo dalla fase embrionale durante tutto il percorso vitale.

Paradossi sul tema

La superficialità con cui da molti viene affrontato il tema dell’aborto, presenta, nella sua drammaticità aspetti paradossali. Alcuni esempi.

Desta scalpore la distruzione delle eccedenze di mercato di frutta e ortaggi, eccedenze

improprie in quanto richieste da molti. Che dire allora dei figli non voluti o non graditi dai genitori, ma ardentemente desiderati da altri? E’ giusto che vengano brutalmente eliminati ? Solo in  Italia, ogni anno, ben oltre 100.000 nascituri vengono eliminati mentre ci sono persone che fanno l’impossibile per avere un figlio in adozione. E’ civile tutto questo ?

Molti considerano un figlio non desiderato “un incidente”. Si tratta di un’espressione che certamente non può essere collocata ai vertici dell’ “esprit de finesse”. Si consideri tra l’altro quanti possano dirsi certi di non avere antenati “incidentati”. Si pensi inoltre agli attuali discendenti (moltissimi) da: Esposito, Esposto, Amodeo,   Diotallevi, Dioguardi, Reperi ecc. , nomi che indicano l’affidamento dei bambini in gran parte a religiosi, in un’Italia ben più povera dell’attuale. Ma, rimanendo nella “logica” dell’ “incidente”: chi lo subisce veramente ? Il padre ..?!  La madre, che, alla nascita, potrebbe legalmente separarsene nel totale anonimato ? O non è piuttosto, in primis, il nascituro stesso che, rischiando la vita, va soccorso ? Non si presta forse soccorso obbligatorio anche in casi molto meno gravi (incidenti automobilistici compresi) ?

Di fronte all’antica minaccia : “o la borsa o la vita !”, sembra certo che nessuno mai abbia risposto: “prenditi pure la vita, ma lasciami la borsa!”. Eppure questo è lo schema concettuale che nel nostro ordinamento presiede alla tutela del nascituro fino

ai tre mesi dal concepimento. Ben protetto dal punto di vista patrimoniale, ma non da quello sanitario.

Ci si limita a rilevare come (in base all’art.462 del Codice Civile) l’embrione, anche se formato da pochissime cellule (“il concepito”), appare già un potenziale “colui” in grado di  succedere, purchè ovviamente non perda la vita, che invece è ben noto, gli può essere sottratta facilmente. Può verificarsi anche un  conflitto d’interesse con gli altri eredi? Certamente sì, prendendosi la vita si prenderebbero anche la borsa senza alcun problema.

Teresa di Calcutta stabiliva una correlazione tra aborto e pace nel mondo. L’incapacità di affrontare la problematica dell’aborto comporta l’incapacità o la non volontà di affrontare in profondità i temi della pace. La difesa della vita e della pace hanno infatti una matrice unitaria: una società che permette le violenze sul nascituro non può recepire le complesse ed impegnative problematiche della pace. Un po’ come chi non comprende l’algebra non potrà comprendere l’analisi matematica.

Se non si comprende che l’eliminazione di una vita è, non solo un problema personale, di coppia,  ma anche un gravissimo problema sociale; se  non emerge “un dolore personale e sociale”  nei confronti di persone spesso molto vicine, come si può essere partecipi di difficoltà e problemi di popolazioni spesso molto lontane?

La società  che non fa proprio “il fattore prossimità”, anche nei confronti del nascituro, nonostante squilli di trombe e suon di tamburi, fallirà su entrambi i fronti, rendendosi capace, al massimo, di dotarsi di “escamotages” legislativi gravemente inadeguati, offerti al quieto vivere dei molti indifferenti.

Alcuni errori di valutazione sul tema aborto

–         Accettare la situazione attuale con sostanziale passività, ritenendo in definitiva che prostituzione, droga ed aborto siano mali insuperabili.

–         Le interruzioni volontarie di gravidanza, anche se in lieve diminuzione, sono

un’enormità  in rapporto alle nascite. Il fenomeno potrebbe essere ragionevolmente ricondotto a dimensioni molto, molto più ridotte. Completamente diverse le concrete possibilità d’intervento , in termini quantitativi, sul tema della prostituzione.

–         Ritenere che la legge 194/78 abbia prodotto una riduzione del numero delle interruzioni volontarie di gravidanza è una semplice opinione in “libera uscita”. Il contenuto decremento che si è verificato nel periodo recente non può essere attribuito all’entrata in vigore della 194/78. Non esiste correlazione statistica dimostrabile. Infatti il fenomeno è attribuibile in larga misura alla diffusione degli anticoncezionali.

–         Considerare la legge 194/78 tutto sommato una buona legge, che, tra l’altro, tutela le donne è un errore grossolano. Ogni intervento legislativo va valutato non solo sulla base dei risultati eventualmente ottenuti, ma in funzione di quanto ragionevolmente ottenibile in base ai mezzi disponibili. Immaginiamo una situazione di partenza con un mezzo senza freni: anche il classico “bastone tra le ruote”   può avere un certo successo, ma è da considerarsi inaccettabile con la disponibilità dei “freni a disco”.

Così, la disponibilità del sistema sanitario nazionale non deve far cadere l’esigenza fondamentale di ridurre l’interruzione di gravidanza a valori il più possibile contenuti. L’interruzione volontaria di gravidanza non può essere considerata un diritto, ma solo, semmai, una possibilità estrema;  mai comunque, come avviene di fatto, un’opzione, liberamente esercitabile entro la 12ma settimana di gravidanza, senza che il “sistema paese”, nel suo complesso, abbia attivato adeguate risorse alla ricerca di soluzioni alternative. Le risorse da dedicare o investire a difesa della vita esistono e possono essere mobilitate.

Prime linee di intervento

–         Avviare attività formative capillari e precoci sui temi della vita (in tutti i suoi aspetti) e della sua difesa, rivolgendosi sia agli studenti delle medie inferiori che superiori. Importante utilizzare metodologie didattiche attive, uscendo dai tradizionali schemi didascalici. In tal senso andrebbe modificata anche l’ora di religione.

–         Creare ampie occasioni di formazione/informazione anche a livello adulti. Dimensione ed intensità del coinvolgimento sono ovviamente in funzione anche della qualità delle proposte

–         Modificare norme ed iter sull’adozione, favorendo l’affidamento ed ingenera l’incontro indiretto tra persone con opposte esigenze

–         Non consentire che il fattore economico possa di fatto costituire elemento utile per ricorrere all’interruzione di gravidanza. Questo rappresenta un passo fondamentale. L’aspetto economico è simbolo principe d’inciviltà, in tragico contrasto con la Costituzione. Parallelamente vanno attivate misure di sostegno e di solidarietà (da collegare al punto precedente).

–         Modificare ruolo ed  attività dei consultori, prendendo spunto da quelli più efficaci nella difesa della vita

Tutti gli interventi formativi e di sensibilizzazione devono essere condotti con grande continuità, determinazione, fiducia.

Importante passare dalla giornata in difesa della vita all’anno intero dedicato. Il “segreto” è creare un percorso chiaro, dalle linee inattaccabili, ed essere tenaci, giorno dopo giorno, domenica dopo domenica, in soluzione di continuità.

Dr. Giorgio Sarogni

 

Blu-Dental

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