02/08/2021 di Luca Marcolivio

Delibera pro-eutanasia in Piemonte. Assessore Marrone (FdI): «Faremo ostruzionismo»

Sull’eutanasia in Piemonte si è aperta una piccola crepa nella maggioranza. L’auspicio del gruppo di Fratelli d’Italia è che non diventi una voragine, in grado di compromettere non solo e non tanto gli equilibri politici, quanto l’identità di un’amministrazione regionale che, negli ultimi due anni, si è sempre contraddistinta per il suo indirizzo pro life. Tutto nasce da una delibera presentata dal gruppo consiliare d’opposizione di LEU, con cui si aderisce al referendum abrogativo dei Radicali, che, se approvato, depenalizzerebbe l’eutanasia in Italia. La controversia nasce dalla decisione di tre consiglieri della Lega di appoggiare la delibera. Sul tema, Pro Vita & Famiglia ha raccolto il commento dell’assessore regionale a Rapporti con il Consiglio regionale, Delegificazione e semplificazione dei percorsi amministrativi, Affari legali e Contenzioso, Emigrazione, Cooperazione internazionale e Post olimpico, Maurizio Marrone (FdI), che, domani, in occasione del voto, lancerà il suo appello all’unità rivolto a tutto il centrodestra piemontese.

 

Assessore Marrone, che scenario si è determinato in consiglio regionale su questa delibera?

«Tutto è partito dall’idea della Lega di calendarizzare, anche nei consigli regionali, le proposte di referendum sulla giustizia per cui stiamo raccogliendo le firme. LEU ne ha approfittato per inserire la propria proposta sull’eutanasia, essendoci un’analogia sostanziale di metodo con il quesito referendario sull’eutanasia legale, per cui i radicali e la sinistra stanno a loro volta raccogliendo le firme. In tutto ciò, una parte della Lega sta sostenendo anche la richiesta della sinistra di indire il referendum sull’eutanasia legale, come se fosse una battaglia unica di partecipazione popolare e di espressione referendaria».

Fratelli d’Italia, di cui lei fa parte, come si pone davanti a questa delibera?

«Siamo contrari, innanzitutto perché vogliamo coerentemente continuare a difendere la vita dal concepimento alla morte naturale, come abbiamo sempre fatto in questi due anni. Il motivo che ci ha spinto a scegliere una strada ostruzionistica – abbiamo presentato un centinaio di emendamenti – è proprio nel fatto che, essendo un referendum abrogativo, si andrebbe ad eliminare e depenalizzare il reato dell’omicidio del consenziente. Non stiamo parlando, dunque, di una norma di dettaglio, che comunque non ci convincerebbe ma su cui ci si potrebbe confrontare, come, ad esempio, il testamento biologico o certi casi molto particolari di accanimento terapeutico. In questo caso si parla, molto chiaramente, di legalizzazione dell’eutanasia, con tutte le derive che questa comporta, come il suo esercizio su persone sane che, semplicemente, soffrono di depressione, come è avvenuto in Olanda o in Canada. Penso anche al rischio che l’eutanasia diventi una misura di sgravo dei costi sociali, facendo passare il messaggio che le vite degli anziani, dei soli, degli improduttivi non valgano più, quindi che si possa serenamente spingerli al suicidio assistito. Ne verrebbe fuori una sorta di “far west”, che non potremmo mai accettare. Non siamo la prima regione che voterà sull’eutanasia: in Umbria e in Lombardia, dove FdI governa con la Lega, la norma è stata bocciata o – nel secondo caso – non è nemmeno stata discussa in aula. Non vogliamo assolutamente che il Piemonte – peraltro governato dal centrodestra – diventi maglia nera su un tema così delicato».

A cosa può essere dovuta la fronda nata all’interno della Lega piemontese sull’eutanasia?

«La Lega, evidentemente, ha un suo travaglio interno che non voglio commentare. So che il gruppo consiliare lascerà libertà di coscienza, comunque, da osservatore esterno, posso dire che hanno qualche problema di collocazione, proprio rispetto al fatto di stare in una maggioranza di governo nazionale, nella quale hanno compagni di viaggio, come il PD o il M5S, con cui non vanno d’accordo su tutto ma con cui devono convivere. Per carità, è un problema che umanamente comprendo. Dove però governiamo insieme, secondo un mandato chiaro e pulito dei cittadini, come coalizione omogenea di centrodestra, allora di sicuro dobbiamo impegnarci ad essere uniti. Per questo lancio il mio appello ai colleghi e agli amici della Lega a rimanere saldi sull’orizzonte del programma anche valoriale del centrodestra, che è sempre stato a sostegno della vita».

Visti i numeri della vostra maggioranza, quante possibilità ritiene ci siano che la delibera passi?

«Il Consiglio regionale piemontese si compone di 50 membri, quindi servirebbe una maggioranza di 26 voti favorevoli. Ciò avverrebbe se l’intero gruppo consiliare della Lega votasse a favore della delibera. Domani, quindi, presentando la nostra linea ostruzionistica, rivolgerò un appello a tutta la maggioranza, affinché tutti si impegnino a bocciare questa proposta, si ritrovi l’unità e non si crei un precedente. Se la voteranno solo i tre dissidenti, non ci sarà alcuna possibilità che la delibera passi. Se però, gli stessi tre dovessero convincere un certo numero di colleghi di maggioranza, il rischio diventa concreto. Su altri fronti, come il blocco delle linee guida di Speranza, così come l’agibilità delle associazioni pro life negli ospedali e nei consultori, la maggioranza ha tenuto e la Lega ha assolutamente sostenuto e condiviso le nostre proposte in quegli ambiti. Stavolta la situazione è diversa, il mio auspicio è che la divisione sia ricucita, sono ottimista ma non posso dare per scontato un esito favorevole. Il gruppo della Lega è molto ampio e in esso albergano sensibilità diverse: dobbiamo sperare che la sensibilità pro life prevalga sulle altre».

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