21/04/2021 di Manuela Antonacci

Ddl Zan, padre Bruno De Cristofaro «Abbiamo il dovere di opporci a questa colonizzazione ideologica»

Sul tema ormai caldo di questi giorni, ovvero il ddl Zan, anche la Chiesa – lo sappiamo – ha espresso la sua opinione, contraria, al disegno di legge sull’omotransfobia. Già la Cei, infatti, in un comunicato della scorsa estate, si era espressa contro questa legge e diversi vescovi e sacerdoti, soprattutto ultimamente, hanno ribadito forte il loro no ad una legge inutile e per di più liberticida. È sceso in campo anche padre Bruno De Cristofaro, religioso nella diocesi di Mazara che la scorsa estate ha dato il suo appoggio alla grande mobilitazione del #restiamoliberi.

 

Padre Bruno, Lei ha sostenuto più volte le manifestazioni e le opinioni contro il ddl Zan, perché?

«Perché sono un uomo libero. E tale voglio restare. Violenze e ingiuste discriminazioni contro gli omosessuali - fatti esecrabili già puniti dalla legge - vengono usate da Zan & co. come un volgare specchietto per le allodole. Anzi, per gli allocchi. Gli autori del ddl lo sanno perfettamente e non lo hanno neanche mai nascosto: vogliono introdurre in Italia il reato d’opinione. Ricorderete il candore della Maiorino (M5s) in proposito: «con il reato di incitamento all’odio prendiamo tutto». E tutto, vuol dire tutto: anche le idee. Le idee non allineate alla propaganda LGBT. Le mie idee. Le idee di milioni di italiani contrari alle nozze gay, all’adozione omo, all’utero in affitto (e via degenerando). Chi le sostiene pubblicamente sarà penalmente perseguibile. Hai voglia ad aggiungere clausole salva-idee. Oltre che un monstrum giuridico (la mia libertà di opinione non è una graziosa concessione del signor Zan), sono una sfacciatissima ammissione di colpa. Agli alfieri del ddl contro l’omofobia manca il senso della vergogna».

C’è una certa fretta nell’approvazione di questo ddl, come mai, secondo Lei?

«Sono nervosi. È chiarissimo. Sanno di aver perso consensi anche a Sinistra. E sanno che dopo Draghi li aspetta l’oblio. Il punto è: a quali bassezze può ancora portarli la fobia di perdere? Ricordate cosa han combinato lo scorso ottobre? Di fronte agli ostacoli che il ddl trovava così com’era, alle discriminazioni e violenze «per motivi legati al sesso, al genere, all’orientamento sessuale e all’identità di genere» han pensato bene di aggiungere i motivi legati alla disabilità. Nient’altro che fumo negli occhi. C’è da chiedersi come sia possibile arrivare ad usare così spudoratamente le persone disabili per perseguire i propri scopi. Questa non è violenza? Non è discriminazione? È una mossa volgare e meschina, un’operazione oscena che grida vendetta al cospetto di Dio».

Secondo Lei questo scontro politico potrebbe finire per acuire le tensioni sociali?

«Quelli che mi preoccupano sono già gli scopi dichiarati del ddl! A proposito di tensioni sociali, provate ad immaginare che terreno di scontro violento diventeranno le nostre scuole (che già non se la passano bene) se arriva il ddl. L’articolo 7 dice che la “Giornata nazionale contro l’omofobia” sarà una fra le tante occasioni per plagiare i più piccoli con «cerimonie, incontri e ogni altra iniziativa utile». E si andrà dai Drag Queen che raccontano favole gender ai bambini, fino agli “specialisti” che spiegano come “esplorare” il proprio corpo per capire se si vuol essere maschi o femmine (o chissà cos’altro). Vengono alla mente gli agghiaccianti Gender Camp, una realtà che all’estero si consuma da anni (chi non sa di cosa parlo, cerchi su internet, gli basterà un attimo per farsi un’idea). Abbiamo il dovere gravissimo, di fronte alle generazioni che verranno, di opporci a questa “colonizzazione ideologica”, a questo “errore della mente umana” che è il GENDER, come lo ha definito Papa Francesco».

Ultimamente anche le associazioni femministe e Arcilesbica si sono pronunciate contro questa legge. Che ne pensa?

«E come potrebbero non opporsi? L’articolo 1 (par.d) del ddl Zan è una bomba atomica: «Per identità di genere si intende l’identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione». Avete capito bene: se il ddl passa, donna sarà chiunque si percepisce come tale. Non saranno necessarie neanche posticce protesi simil-femminili in silicone. E ci arrivano anche ad Arcilesbica che in palestra (o chissà dove), un uomo che si percepisce donna avrà il diritto di libero accesso agli spogliatoi e alle docce delle donne, senza alcuna limitazione; pena la denuncia dei titolari per discriminazione transfobica. Ma questo è solo un esempio. Potremmo parlare degli sport femminili, delle quote rosa, dei diritti delle donne… Siamo alla follia del transumano. Tolto il “cattolico” Letta, cominciano a rendersene conto anche quelli che hanno avviato la china».




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