15/07/2021 di Giuliano Guzzo

Ddl Zan, cosa sta accadendo e cosa succederà. Tutto ciò che c’è da sapere

La vera notizia di queste ore, e che diventa imprescindibile per leggere i prossimi giorni in Senato, è che la legge Zan – nel testo approvato lo scorso novembre – è appesa ad un filo. Un filo che non solo si assottiglia sempre di più, ma che potrebbe già essersi spezzato e di fatto resistere solo virtualmente. Sì, perché nella seduta di mercoledì la proposta di sospensiva della norma è stata bocciata di appena un voto (136-135), con purtroppo sette assenze nelle file dei senatori di centrodestra. Significa che, con un po’ più di determinazione, compattezza e fortuna, la partita del ddl Zan, in questo momento, avrebbe potuta già essere chiusa.

Tutto ciò ha alimentato – e sta alimentando - un forte nervosismo tra le fila dei senatori del centrosinistra favorevoli alla norma. Monica Cirinnà è addirittura arrivata, salvo poi scusarsene, a filmare il senatore Davide Faraone di Italia Viva mentre applaudiva il discorso di Matteo Salvini, come dire: «Vedete? Questi sono d’accordo per affondare la legge». Sempre la Cirinnà, intervenendo in Aula, ha affermato chiaramente: «Meglio nessuna legge che una legge fatta male. Preferisco morire in battaglia». Attenzione perché questa non è la linea personale e un po’ estrema della senatrice madrina delle unioni civili, no: è quella dell’intero Pd.

Infatti, nonostante il pressing fortissimo su di lui – secondo quanto riportato dal Corriere della Sera -, il segretario dem, Enrico Letta, è irremovibile sull’ipotesi di una trattativa con Salvini. «Trattare ora», avrebbe detto Letta ai suoi, «significa farlo con Salvini e in otto mesi il leader della Lega ha dimostrato di essere del tutto inaffidabile. Orbán e Duda non sono compatibili con una legge di civiltà. Martedì si presenteranno gli emendamenti, che così avranno un nome e un cognome e tutti capiranno». Già, gli emendamenti.

Il veterano Roberto Calderoli, assai esperto in materia, ha annunciato che agirà da “cecchino”, presentandone non milioni – come fece in occasione della riforma costituzionale – ma comunque svariati di emendamenti, smontando la legge pezzo per pezzo. In effetti, se i numeri saranno solo leggermente diversi di quelli visti per la proposta di sospensiva, la legge Zan potrebbe essere davvero prossima al naufragio.

Tra l’altro, c’è anche un dato politico da tenere in considerazione, e cioè che il Pd ha scelto la linea dura da ormai settimane. Vuol dire che ogni passo indietro, anche piccolo, avrebbe in casa dem il sapore di una clamorosa sconfitta. Ecco che allora l’ipotesi che il muro contro muro cui stiamo assistendo possa durare fino alla bocciatura della legge si fa concreta. Oltretutto, gli stessi toni sentiti nell’emiciclo del Senato da parte degli stessi sostenitori della legge tutto sono fuorché concilianti.

Per dire, l’ipotesi di accantonare l’identità di genere non viene neppure concepita. Basti, in proposito, evidenziare come mercoledì la senatrice Cirinnà abbia concluso il suo intervento dicendo che metter mano all’identità di genere sarebbe come tradire o dimenticare le 400.000 persone transessuali italiane. Insomma, in casa Pd davvero l’idea di una trattativa non esiste. Se si somma questo all’astio che corre tra i dem e i colleghi di Italia Viva, i soli che con i loro voti potrebbero – forse – salvare il ddl Zan, si comprende come la legge tanto cara a Fedez e Chiara Ferragni non sia mai stata in bilico come adesso.

Questo deve fungere da monito e deve portare ad incoraggiare i parlamentari di centrodestra e non solo che non vogliono votare questa legge, il cui consenso anche in Senato va sostanzialmente sgretolandosi. Beninteso: è ancora presto, decisamente troppo presto, per cantare vittoria. Ma la strada in discesa che, nel novembre 2020, caratterizzò l’approvazione in prima lettura alla Camera della legge arcobaleno, ecco, oggi appare solo un lontano ricordo. Lontanissimo.




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