25/06/2021 di Luca Marcolivio

Ddl Zan. Baldassarre (presidente emerito Consulta): «Vi spiego perché è assurdo parlare di ingerenza della Chiesa»

Sintetizzando al massimo, potremmo dire che è in atto uno scontro tra “articoli 7”. La Costituzione, all’articolo 7, afferma che i rapporti tra Stato e Chiesa «sono regolati dai Patti Lateranensi». Il ddl Zan, invece, prevede, all’articolo 7, l’istituzione della Giornata Nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia (da celebrarsi ogni 17 maggio), abbinandovi, al comma 3, l’obbligo per le scuole di onorare questa giornata. È anche per questo che la Santa Sede ha posto i suoi rilievi, inviando una nota all’ambasciata italiana. Come si risolverà il nodo? L’unica cosa che si può prevedere è che il Parlamento italiano dovrà necessariamente modificare l’articolo 7 del ddl Zan, altrimenti cadrebbe in una palese violazione del Concordato e della Costituzione. A rilevarlo è il presidente emerito della Corte Costituzionale, Antonio Baldassarre, che, intervistato da Pro Vita & Famiglia, ha illustrato le ragioni della Chiesa, che, come si evince, non confliggono con quelle dello Stato.

 

Professor Baldassarre, la nota della Santa Sede sul ddl Zan ha suscitato forte sorpresa, sia tra i cattolici che tra gli anticlericali…

«…e io mi stupisco del fatto che si siano stupiti! Si parla dell’articolo 7 della Costituzione, quello che regola i rapporti tra Stato e Chiesa, disciplinati dai Patti Lateranensi, a salvaguardia della libertà della Chiesa e della libertà dello Stato. Ora, nel disegno di legge Zan contro l’omotransfobia troviamo almeno un articolo palesemente contro la fede cattolica, anzi, direi contro il cristianesimo in generale. È vero il problema lo ha sollevato la Chiesa Cattolica ma, in realtà, riguarda le Sacre Scritture, quindi tutte le chiese cristiane indistintamente. Le Sacre Scritture affermano che il matrimonio è soltanto tra uomo e donna. Se un cristiano dicesse che il matrimonio è possibile anche tra persone dello stesso sesso, commetterebbe peccato mortale. È ovvio che la Chiesa non può tollerare una concezione di questo genere, quindi dovrà discutere con lo Stato in modo che la legge che ne conseguirà sia conforme al Concordato. I principi concordatari lasciano piena libertà alla Chiesa di organizzare le proprie strutture e comunità. L’articolo 7 del ddl Zan, però, prevede che tutte le scuole d’Italia celebrino la Giornata contro l’Omotransfobia, in cui verrebbe insegnato che il matrimonio tra persone dello stesso sesso è legittimo: in tutto questo, non sarebbero previste eccezioni per nessuna scuola, nemmeno per gli istituti privati e cattolici. Inoltre, il ddl Zan afferma la distinzione tra identità di genere e identità naturale-biologica. Anche questo è un aspetto che va contro le Sacre Scritture ma anche contro vari articoli di fede fondamentali del cristianesimo».

Cosa accadrà adesso?

«Il Vaticano ha fatto bene a porre questo rilievo e ora il governo italiano dovrà discutere con la gerarchia ecclesiastica. Su alcuni giornali ho letto che sarebbe stata violata la libertà del Parlamento… Beh, in realtà il Parlamento è libero, purché agisca nel rispetto della Costituzione. Quindi, la Costituzione va rispettata, compreso quell’articolo 7, che il ddl Zan contraddice. Affermare che la distinzione tra i sessi non è un dato naturale ma è un fatto culturale, significa esprimere una convinzione che tocca i valori profondi. Nessuno può imporre alla gente dei valori. Ogni persona sceglie i valori morali e religiosi in cui vuol credere: questa è una libertà fondamentale».

Non c’è alcuna “ingerenza”, quindi, da parte della Chiesa Cattolica?

«Chi grida all’ingerenza, fa parte di quel filone culturale che non ha mai approvato l’accordo Togliatti-Dossetti che diede vita all’articolo 7. Anche dopo l’entrata in vigore della Costituzione, ci fu una fase politica in cui molti continuavano a dire che quell’accordo non andava fatto. I fatti, però, dicono che quella mediazione è diventata parte della Costituzione Italiana e, in quanto tale, va rispettata. Se qualcuno vuole mettere in discussione quei vincoli, proponga pure la modifica della Costituzione (sempre che abbia il coraggio di farlo, altrimenti è meglio tacere…)».

Che tipo di confronto dovranno avere ora Stato e Chiesa?

«Attenzione, non potrà essere un “confronto libero”: i Patti Lateranensi prevedono determinate norme e garanzie per le scuole private cattoliche. Non possiamo dire che qualsiasi accordo andrà bene. Sarà idoneo soltanto un accordo che rispetterà questa libertà».

Che soluzioni intravede?

«Le vie d’uscita sono fondamentalmente due. Nel primo caso, le scuole cattoliche verrebbero esentate dal celebrare la Giornata contro l’omotransfobia. Nel secondo caso, la Giornata sarà celebrata da chiunque, lasciando però tutti liberi di esprimere le proprie opinioni. Anche in questa sede, quindi, chi ritiene che il matrimonio sia soltanto tra uomo e donna, potrà continuare a dirlo, perché fa parte della libertà di pensiero».

La discussione in Senato, a questo punto, andrà fermata immediatamente, per dare spazio ai rilievi del Vaticano?

«Sì. Per com’è adesso impostato il ddl Zan, il Vaticano ha perfettamente ragione nel dire che si configura una violazione dei Patti Lateranensi».

Alla luce dell’attuale clima politico, ritiene si arriverà facilmente a un compromesso o a un accordo tra Stato e Chiesa?

«Del futuro non si può dire nulla ma è assolutamente certo che bisogna risolvere il nodo delle scuole cattoliche».

 

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