21/07/2022 di Luca Marcolivio

Danni da dipendenze. Ecco perché non si può paragonare la cannabis con tabacco e alcool

C’è chi, per giustificare la legalizzazione della cannabis, tira fuori il tabacco e l’alcool, legali eppur dannosi. Un’argomentazione che non regge affatto. Pro Vita & Famiglia ne ha parlato con Massimo Gandolfini, neurochirurgo e presidente del Family Day. Secondo Gandolfini, sarebbe assolutamente controproducente seguire le orme di Paesi come il Canada, dove la legalizzazione ha portato ad effetti sociali disastrosi.

Professor Gandolfini, c’è chi dice: perché accanirsi contro la cannabis, quando tabacco e alcool, entrambi legali, spesso generano dipendenza e danni alla salute? A suo avviso, è un ragionamento sensato?

«Possiamo dare due risposte, la prima delle quali è di carattere culturale e ideologico. Il fatto che siano già in commercio sostanze tossiche e nocive come il fumo e l’alcool non autorizza a immettere nel mercato legale una terza sostanza tossica e nociva come la marijuana o la cannabis. Poiché abbiamo già in commercio sostanze nocive e illegali, perché non aggiungerne un’altra e liberalizzare tutto? Mi sembra un ragionamento sballato e ideologico…».

L’altra risposta di che tipo è?

«Concerne un aspetto di natura tecnico-scientifica: la cannabis è una sostanza psicotropa, in grado di alterare, soprattutto nei giovani e negli adolescenti, lo sviluppo di importanti aree cerebrali, con conseguenze che si possono manifestare più avanti, intorno ai 30-35 anni. A maggior ragione è una sostanza che non può essere legalizzata, perché il danno che viene impresso a livello cerebrale, viene comprovato da tutta la letteratura internazionale sul tema. Quindi, è un danno che può portare conseguenze gravissime per la persona e per la società. Se poi ci troviamo a dover trattare un paziente che è diventato cronicamente psicotico, schizofrenico, dipendente, anche i costi sociali aumentano. Pertanto, sono nettamente contrario alla liberalizzazione della cannabis “ricreativa”».

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C’è chi insiste ancora sulla distinzione tra droghe “leggere” e droghe “pesanti”: perché questa affermazione non regge?

«Si tratta di una distinzione assolutamente inaccettabile sul piano scientifico-farmacologico. Non esistono droghe leggere. Parliamo di sostanze psicotrope, alcune delle quali sono più potenti (vedi l’eroina) e altre meno (vedi la marijuana). Ciò non toglie nulla al fatto che si tratta di sostanze tossiche che agiscono sul sistema nervoso centrale. La cannabis è quindi una sostanza con tutte le caratteristiche delle sostanze psicotrope, ovvero la tolleranza, primo step, nel quale il paziente inizialmente tollera la sostanza ma deve sempre più aumentare il dosaggio, per cui si arriva al secondo step, quello dell’assuefazione: per ottenere gli stessi effetti psicotropi, bisogna aumentare la quantità di sostanza che li produce. Terzo passaggio, proprio di tutte le sostanze psicotrope, marijuana compresa, è la dipendenza. Se una sostanza crea tolleranza, assuefazione, dipendenza, siamo di fronte a una sostanza psicotropa che, come tale, deve essere considerata».

Quali potrebbero essere le conseguenze sociali di una legalizzazione, anche alla luce dell’esperienza di altri Paesi?

«Al di là delle previsioni e delle convinzioni personali che chiunque può avere, andiamo a vedere cosa accade nei paesi che hanno legalizzato. Il controllo reale, effettivo e concreto della coltivazione delle piante per uso personale a livello domiciliare è inesistente. In Canada (su cui ho compiuto uno studio particolare), primo Paese che si è messo su questa strada, dalle 3-4 piantine per uso personale, si è arrivati a una produzione personale per il mercato nero. Il secondo livello sociale importante, che dobbiamo tenere presente per ciò che concerne gli altri Paesi, riguarda l’aumento del numero di incidenti stradali e del numero di persone che devono ricorrere al pronto soccorso per ragioni a vario titolo legate alla cannabis. Il mercato illegale della marijuana non è per nulla diminuito. In compenso, parallelamente al maggior utilizzo di cannabis e marijuana, sono aumentati anche la dipendenza da altre droghe e da alcool. In definitiva, in tutti i Paesi dove si è optato per la liberalizzazione, non abbiamo un solo dato che possa essere considerato positivo. Abbiamo solo dati negativi. Se questa è l’esperienza di chi ci ha preceduto, perché dovremmo cadere nello stesso baratro? Anche per questo sono assolutamente contrario alla legalizzazione della cannabis».

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