01/07/2021 di Luca Volontè

DAL MONDO – Dittatura e censura trans piombano all’Università di Melbourne

L’Università di Melbourne in Australia vive mesi di grande tensione. Graffiti e volantini che inneggiano a cacciare le ragazze che non si piegano alla presenza di transgender sono all’ordine del giorno, con scritte esplicite.

La professoressa associata di filosofia politica dell'Università di Melbourne Holly Lawford-Smith aveva lanciato un sito web, ‘No Conflict, They Said’, invitando le donne di sesso femminile alla nascita a condividere anonimamente le storie delle volte che si erano sentite minacciate dalle ‘donne transgender’.

Il dibattito sull'identità transgender crea conflitto all'Università di Melbourne tanto che il vice-cancelliere Duncan Maskell ha riconosciuto i "profondi disaccordi e le opinioni ampiamente divergenti tra la nostra comunità sulle questioni riguardanti l'identità di genere" in un discorso a tutto il personale nei giorni scorsi. L'università sta infatti per finalizzare la sua politica di ‘affermazione del genere’ che, se adottata nella sua forma attuale, le permetterebbe di porre il veto a eventi e discorsi pubblici che considera potenzialmente dannosi per il personale e gli studenti transgender e gender-fluid. Ovvero, l’università censurerebbe ogni opinione, discorso o affermazione relativa alla sessualità biologica e naturale. Tuttavia, anche nel corpo docente non tutti la pensano allo stesso modo.

Il professore Andrew Norton ha affermato che è improponibile che la politica di affermazione del genere possa limitare la libertà accademica. La discrezionalità amministrativa dovrebbe prevedere “un alto livello di danno - probabile umiliazione o intimidazione. Essere semplicemente offesi o insultati non può essere sufficiente", per censurare un’opinione, vietare un evento o limitare la libertà di insegnamento. La dottoressa Lawford-Smith, che si descrive come "critica del genere", ha detto che i graffiti e i manifesti che talvolta appaiono sui muri degli edifici universitari contro i transessuali non sono una ragione "per mettere a tacere la discussione in buona fede. Non ho intenzione di smettere di parlare a causa di un episodio in cui vengono feriti i sentimenti di qualcuno", ha detto.

Non la pensano così le organizzazioni universitarie LGBTI che lo scorso 31 marzo hanno tenuto una manifestazione nel campus per condannare il suo sito web e le idee della professoressa a favore delle ragazze ‘femmine’. Una intolleranza ‘trans’ di cui ha fatto le spese anche Cheryl Hercus, un'accademica in pensione, autrice femminista e già candidata federale dei Verdi, che ha partecipato con altre donne ad un evento per sostenere le buone ragioni della dottoressa Lawford-Smith. In quella occasione, un gruppo di studenti trans ha rivolto offese ed insulti verso di loro e lanciato bottiglie di acqua nei loro confronti.

A Melbourne la libertà di parola, ricerca, dibattito sarà ancora consentita a coloro che difendono il sesso biologico e, in particolare, alle donne che difendono la propria originale femminilità?

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