23/02/2018

Convenzione di Istambul e gender: il NO dei popoli dell’Est

La Convenzione di Istambul  siglata in seno al  Consiglio d’Europa (quello cui appartiene la CEDU) e che l’UE ha inteso ratificare è la chiave per introdurre negli ordinamenti degli Stati aderenti leggi improntate all’ideologia gender.

Infatti, dietro il nobile intento di migliorare la protezione delle donne dalla violenza e dalle ingiuste discriminazioni, promuove l’idea (strampalata) che il “genere” prevale sul sesso biologico e che quindi, dato l’indiffirentismo sessuale degli esseri umani, “tutto” è matrimonio. 

32 Paesi del Consiglio d’Europa hanno siglato la Convenzione, ma solo 14 Stati membri dell’UE (Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Italia, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia, Spagna, Svezia)  l’hanno ratificata. Persino l’Italia a suo tempo la ratificò con “riserva”.

E dai Paesi che hanno sperimentato decenni di totalitarismo ideologico (comunista) arrivano segnali chiari e forti che non hanno interesse a ratificare la Convenzione, anche se l’hanno firmata, o addirittura intendono ritirare la firma. Evidentemente non intendono finire di nuovo schiacciati dal nuovo totalitarismo ideologico  del gender.

In Croazia l’associazione Grozd (La voce dei genitori per i loro bambini) ha riunito 30 associazioni non governtive e ha realizzato la campagna intitolata “La verità sulla Convenzione di Istambul” ( www.istinaoistanbulskoj.info).  Tale  campagna di informazione è stata tanto efficace che la ratifica – prevista lo scorso novembre – è stata finora rimandata.

La Polonia,  Bulgaria, la Slovacchia, la Lituania  e la Lettonia finora  hanno esplicitamente rifiutato di ratificare la Convenzione.

In Slovacchia,  il Primo Ministro Robert Fico ha dichiarato in TV che non ha alcuna intenzione di ratificare la Convenzione di Istambul finché sarà lui  al governo.   Le parti buone della Convenzione – le norme sulla protezione delle donne contro la violenza  – saranno certamente recepite dall’ordinamento giuridico slovacco. Ma la Costituzione slovacca definisce il matrimonio, come unione stabile di un uomo e una donna, e la Convenzione, invece,  palesemnete contrasta con essa.

Fico ha sottolineato che tutti e tre i partiti che appoggiano il governo sono unanimamente d’accordo sul punto in questione. Ma anche la società civile si è mobilitata contro la ratifica, organizzando conferenze e manifestazioni in ogni parte del Paese. In tutte le chiese cristiane  domenica prossima verrà letto un documento in cui si esprime la posizione comune sul matrimonio e sulla famiglia e la critica alla Convenzione di Istanbul.

L’Unione Europea, secondo Fico, non può adottare misure contrarie alle credenze e ai sentimenti dei popoli di determinati Stati membri.

Gli organizzatori della campagna di mobilitazione contro la Convenzione di Istambul, e il Partito nazionale slovacco (SNS) [uno dei tre partiti della coalizione governativa],  hanno espresso apprezzamento circa la  posizione del Primo Ministro Fico, ma chiedono in più il ritiro della firma della Repubblica Slovacca.

Francesca Romana Poleggi


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