21/12/2021 di Luca Volontè

Consiglio d’Europa. Finalmente nuove misure contro l’ipersessualizzazione dei minori e la pornografia

Il Consiglio d'Europa ogni tanto sforna una buona proposta. Ha infatti recentemente proposto misure per combattere la pornografia. Una risoluzione del Consiglio dei 47 paesi europei, infatti, raccomanda di concentrarsi sull'educazione sessuale, la protezione e la sicurezza online tramite l’adozione di regolamentazioni forti e mirate.

L'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa (PACE) ha da questo punto di vista adottato una risoluzione basata sul rapporto del relatore Frank Heinrich, sull'uguaglianza e la non discriminazione, sugli aspetti di genere e le implicazioni dei diritti umani della pornografia. Il comitato permanente della PACE  avverte che la pornografia "spesso ha generato e perpetuato stereotipi trasmettendo un'immagine delle donne come subordinate agli uomini e come oggetti, e banalizzando la violenza contro le donne".

Ancora, si dice nel testo approvato che "più della metà di tutto il traffico internet è legato alla pornografia e al sesso e una grande parte della popolazione dei 47 paesi consulta materiale pornografico e che questa tendenza è aumentata durante le pandemie di Covid-19”. Secondo l'Assemblea, "i contenuti pornografici sempre più spesso sono creati privatamente, da individui che non fanno parte di società di produzione specializzate e sono poi distribuiti per via elettronica", perciò è necessario che siano obbligatori i filtri anti-porno da attivarsi, di default, in tutti i nuovi computer e dispositivi portatili. I fornitori di internet dovrebbero permettere ai clienti di scegliere chiaramente se accedere o meno a tale materiale; la verifica dell'età dovrebbe essere un obbligo legale e i siti web porno dovrebbero avere avvisi sui potenziali danni.

Infine l’Assemblea chiede che "la pornografia sia vietata sul posto di lavoro, con i datori di lavoro che dovrebbero installare filtri di blocco". Fin qui tutto bene, anzi benissimo. La PACE sottolinea che i giovani sono particolarmente esposti a questo rischio, per cui "i programmi di educazione alla sessualità dovrebbero definire, identificare e spiegare la natura della pornografia e specificare le sue implicazioni sanitarie, etiche, legali e di parità di genere. Dovrebbero anche sottolineare che la pornografia non può sostituire fonti affidabili di informazione sulla sessualità".

Rimane aperto il dibattito su cosa si intenda veramente con il termine ‘educazione sessuale’ e cosa essa dovrebbe implicare, ma nonostante questo piccolo o grande difetto, l’invito dell’organismo europeo è importante e, seppur non vincolante, segna un punto a favore della protezione di bambini, giovani e donne che troppo spesso sono schiavizzati dalla industria pornografica mondiale.

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