Se la crisi dell’educazione, come ha detto Benedetto XVI, è legata alla mancanza di fiducia nella vita, posso affermare con certezza di aver avuto un grande maestro: hai trovato e mi hai trasmesso ciò che fonda la nostra speranza di uomini e ciò che rende la vita carica di senso.
Abbiamo parlato di tutto, ma non di questo: capisco ora che era il tuo testamento. Si può sciupare la vita provando continuamente un senso di impotenza, come se fosse la vita stessa a viverci, dove anche il bene, in fondo, perde di senso, perché destinato a finire; oppure si può essere certi di non essere stati creati invano e che la nostra esigenza di felicità non è un’illusione.
Il cuore dell’uomo è una promessa e tu in questa promessa hai creduto, per questa promessa hai lottato, senza mai scendere a compromessi, subendo per questa critiche, puntando sempre in alto. Non hai sprecato nulla del tempo che ti è stato donato: hai vissuto all’altezza dei tuoi ideali, una vita piena, una vita luminosa, centrata su ciò che conta veramente. Hai capito che la vita non è bella solo quando ti va tutto bene, ma che vale la pena anche se impastata di dolore, perché ci attende un orizzonte di pienezza. Mi restano nel cuore la tua amicizia attenta e premurosa e il tuo interesse sincero per la vita dell’altro che affascinano soprattutto in un mondo in cui ognuno tende invece a ritagliarsi i propri spazi; e come non restare abbagliati dal tuo umorismo sempre così brillante, che toglieva anche il gusto di contraddirti...
Uno dei tuoi punti di riferimento, Giovannino Guareschi, affermò che «la verità non si insegna; bisogna scoprirla, conquistarla, pensare, farsi una coscienza e non cercare uno che pensi per voi, che vi insegni come dovete essere liberi». E tu sei stato ricercatore di questa verità con tutta l’indipendenza di pensiero che ti è stata donata, con lo spirito critico e la profondità che ti contraddistinguono. Sei stato padre e sei stato testimone, dunque autenticamente amico perché hai lanciato alla speranza, battendoti in prima persona per la difesa della vita, una vita all’insegna dell’accoglienza, della disponibilità e della tenerezza. Se è vero che, come scrisse Claudel, «il cristiano, più che persuasivo, dovrebbe essere contagioso», puoi star certo di esserne stato radioso esempio, caro Mario.
Irene Bertoglio