27/08/2021 di Luca Volontè

Chiudere ogni sito porno e vietarlo ai bambini

Per diversi anni si è discusso se la politica legislativa debba essere strutturata per il bene comune o per la difesa della libertà. Uno di questi dibattiti ha riguardato il tema della pornografia. Il dibattito globale, negli Usa come nel resto del mondo occidentale, verte sulla questione se la pornografia debba essere completamente vietata o se dobbiamo permettere all'industria di comportarsi come vuole in nome della libertà di espressione e della privacy degli utenti.

Ma c'è una via di mezzo, che dà ai genitori un maggiore controllo su come scegliere di crescere i loro figli e protegge la salute mentale e psicologica di quei bambini: vietare il porno online gratuito. Da qui non si scappa. Il movimento ‘MeeToo’ su questo tema non è riuscito ad incidere per nulla. Se si ritiene lecito che una donna ‘liberamente’ guadagni vendendo il corpo, è anche lecito che l’industria della tratta di ragazzine sia giustificata dal mercato delle pedopornografica on-line o la pornografia infantile sia ritenuta, anche sul piano politico, giustificabile dai legislatori?

Il ‘New York Times’ ha notato che la prima volta che i ragazzi sono esposti accade a meno di 14 anni, mentre le ragazze sono esposte in media prima dei 18 anni. Uno studio del 2019 pubblicato nel ‘Journal of Pediatric Healthcare’ ha scoperto che la visione di pornografia sotto i 12 anni è legata a "comportamenti sessuali problematici", cioè "conoscenza sessuale al di là di ciò che ci si aspetterebbe per l'età e i livelli di sviluppo del bambino, così come i bambini che si impegnano in atti sessuali sofisticati come il rapporto sessuale o il sesso orale".

Lo studio trova anche che il porno promuove attivamente comportamenti come "aggressività sessuale, pratiche sessuali rischiose, oggettivazione delle donne e stereotipi maschili e femminili iper-genderati" nei bambini, oltre a notare i suoi pericoli di dipendenza. Per capire come questo potrebbe essere fatto, e perché dovrebbe esserlo, è necessario comprendere come l'industria del porno negli Stati Uniti ed in Europa sia cambiata drammaticamente negli ultimi decenni.

Negli anni '80 i giovani uomini spesso compravano i biglietti per vedere un film pornografico o, in alternativa, un numero o un abbonamento ad alcune riviste. Con la crescita di Internet negli anni '90 e oltre, chi cercava pornografia guardava sempre più altrove. Pornhub e altri siti similari sono ora in gran parte la fonte di pornografia per giovani uomini e donne. Secondo ‘Visual Capitalist’, due dei primi dieci siti più trafficati sono XVideos e Pornhub, di proprietà di MindGeek, che insieme portano circa 6,7 miliardi di visite mensili. Ma una parte significativa dei loro contenuti è gratuita.

Già oltre dieci anni fa, i ricercatori dell'Università Tecnica di Vienna, Eurecom, e UC Santa Barbara avevano concluso che i siti fanno i loro miliardi "indirizzando il traffico verso siti o video a pagamento” e che il traffico è "monetizzato attraverso broker di traffico”. Siti come Pornhub possono avere un cosiddetto servizio premium, ma per lo più generano entrate dalla pubblicità e dal collegare gli utenti ad altri siti commerciali per acquistare prodotti.

Solo una legislazione di buon senso, come il divieto del porno online gratuito, può e deve essere decisamente efficace per la tutela dei bambini. Non è solo l'oscenità da cui una tale legge proteggerebbe i bambini. Nel 2020, infatti, Pornhub è stato costretto a eliminare più di 10 milioni di video dalla sua massiccia biblioteca online e gratuita dopo che il ‘New York Times’ ha pubblicato un articolo che sosteneva che il sito monetizzava video che ritraevano stupri e violenze sessuali proprio su minori. Il 7 luglio scorso i gruppi anti-tratta hanno celebrato l'annuncio che XTube, un sito di pornografia di proprietà di Mindgeek, chiuderà le sue operazioni e hanno promesso lo stesso impegno per far chiudere anche Pornhub, viste le denunce ed i rilievi penali sulla tratta di minori.

Nel maggio scorso le stesse Nazioni Unite erano state costrette, dopo le enormi proteste suscitate per il loro stesso report in cui si promuoveva l’accesso ai bambini di tutto il mondo al materiale pornografico, a ritirare il documento.  Questi sono senza dubbio sviluppi positivi, ma il bene comune globale richiede un passo in avanti: leggi nazionali o un trattato internazionale che vieti il porno gratuito.

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