25/01/2024 di Francesca Romana Poleggi

Caso Careggi. Ma cosa è la disforia di genere di cui si parla tanto?

La disforia (dal greco dis - ferein, sopportare il male) è una condizione genericamente indicante uno stato di malessere e di depressione che ha come opposto l’euforia.

Gli psichiatri parlano di disturbo disforico premestruale, disforia somatica, disforia da neurolettici, disforia post coitale, disforia isteroide.

L’identità di genere, secondo l’Istituto Superiore della Sanità, «si riferisce a caratteristiche dipendenti da fattori culturali, sociali, psicologici che definiscono comportamenti considerati tipici per l'uomo e per la donna. Il sentire di appartenere intimamente all'uno o l'altro genere costituisce l’identità di genere».

Se c’è una incongruenza di genere, vuol dire che la persona si sente un’identità di genere diversa dal proprio sesso. Questa condizione era considerata una malattia psichiatrica fino ad alcuni anni fa. Poi è stata derubricata e nell'ultima edizione (undicesima) della Classificazione statistica internazionale delle malattie e dei problemi sanitari correlati (ICD-11) è stata inserita nel capitolo della salute sessuale, non come malattia, ma come “condizione”. 

Quando la incongruenza di genere causa depressione e malessere si traduce in disforia di genere, come definita dalla quinta edizione del manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5 - American Psychiatric Association. Diagnostic and statistical manual of mental disorders: 5th edition).

Secondo l’Istituto Superiore della Sanità, quindi, «la disforia di genere è una condizione caratterizzata da una intensa e persistente sofferenza causata dal sentire la propria identità di genere diversa dal proprio sesso».

L’orientamento sessuale, in tutto questo, non c’entra nulla: si può essere attratti dagli uomini o dalle donne, dicono, indipendentemente dall’identità di genere. Quindi, per esempio, un maschio (sesso) che si percepisce donna (genere) potrebbe essere omosessuale (orientamento) e si stente attratto dalle donne (sarebbe quindi un maschio lesbica).

 

Le disforie si possono curare e le persone che soffrono di disforia di genere vanno comprese e aiutate a superarla. Non vanno certo stigmatizzate né ingiustamente discriminate. Ma nessuno nasce in un corpo sbagliato. Se la mente non accetta il proprio corpo (come nei casi di dismorfia, anoressia, ecc.) è molto più facile che sia la mente, che è plasmabile, ad adeguarsi.

 

Purtroppo, da quando le lobby Lgbt sono riuscite a prendere il potere, gli psicologi e gli psichiatri - a pena di essere sanzionati o quanto meno additati al pubblico ludibrio e messi alla gogna mass mediatica - sono costretti ad assecondare coloro che soffrono di disforia di genere con le “terapie affermative” avviando così immediatamente il disforico al "cambiamento di  sesso" (prima sociale, poi ormonale, poi chirurgico). 

Ci sono abbondante letteratura* e sempre più numerosi casi di “detransitioner” che dimostrano che la disforia di genere va affrontata in modo diverso dalla terapia affermativa. Vanno affrontate le comorbilità associate ad essa (disturbi alimentari, disturbi dello spettro autistico, depressione, causati molto spesso da traumi profondi, fisici o affettivi) e la disforia di genere si risolve. Del resto gli effetti collaterali degli ormoni e della chirurgia sono molti e molto gravi. Infatti, c’è anche abbondante letteratura da cui si evince che dopo la transizione i problemi di depressione e il pericolo di suicidio persistono, anzi in molti casi aumentano.

Quanto ai bambini, la disforia di genere normalmente è causata da problemi o traumi socio affettivi. Quando fosse spontanea, nel 90% dei casi si risolve da sé con lo sviluppo. Gli effetti collaterali dei bloccanti della pubertà che vengono somministrati ai minori disforici sono ancor più deleteri di quelli degli ormoni del sesso opposto (ed è dimostrato che sono irreversibili). 

La disforia di genere è evidentemente contagiosa e molto spesso indotta dalle mode e dalla propaganda Lgbt, soprattutto sui social: lo dimostra l’aumento esponenziale dei casi di giovani e giovanissimi disforici che si registra da una decina d’anni a questa parte (v. “disforia di genere a insorgenza rapida”).

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*Consigliamo di navigare nell'autorevole portale della SEGM, sul quale si può consultare la letteratura scientifica internazionale cui si è fatto cenno in questo articolo.




 
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