07/01/2021 di Manuela Antonacci

Assurdo cartone animato con pene lunghissimo. Don Di Noto: «Pericolosissimo per i bambini»

Sabato 2 gennaio DR, una radiotelevisione pubblica danese, ha trasmesso in anteprima una serie animata rivolta a bambini di una fascia d’età tra i 4 e gli 8 anni che ha come protagonista John Dillermand, un uomo dal pene lunghissimo che usa, come se fosse la cosa più normale del mondo, per compiere azioni legate al quotidiano: quando il suo vicino ha bisogno di aiuto per alzare la bandiera, o quando deve togliere un passeggino dalla strada perché non venga investito dalle auto o quando deve restituire dei palloncini volanti ai piccoli legittimi proprietari ai quali erano sfuggiti.

Un’autentica foglia di fico, forse per rendere più “accettabile” questa gratuita “stranezza” è che i suoi genitali sono a strisce bianche e rosse, come il vestito che indossa sempre. Il primo dei 13 episodi ha già avuto 140.000 visualizzazioni e ha suscitato diverse perplessità, per il contenuto alquanto dubbio

Ne abbiamo parlato con don Fortunato di Noto fondatore dell’associazione Meter, da sempre impegnato nella lotta contro la pedopornografia che sembra avere le idee piuttosto chiare sul messaggio di fondo di questo ambiguo cartone, che denuncia dalla sua pagina Facebook, interrogandosi sulla passività di una società che lascia ormai correre tutto.

 

Don Fortunato, quanto può essere utile o addirittura “costruttivo” un cartone animato del genere per un bambino?

«Io mi chiedo che senso ha produrre un cartone di questo tipo, che senso ha erotizzare e pornografare i bambini. I cartoni animati sono sempre serviti a veicolare messaggi e perché no anche una morale, un’indicazione. Il problema è ciò che hanno voluto trasmettere, se uno trasmette messaggi espliciti nella sessualizzazione, rivolta ai bambini che, sappiamo bene sono contenitori vuoti che noi riempiamo, allora è un problema. Oltre a questo cartone, noi, negli anni, abbiamo denunciato la manipolazione dei cartoni della Disney, anche dei Simpson. C’è una serie online, creata appositamente a livello porno, in cui c’è l’esplicitazione di un messaggio di un certo tipo, anche cartoon. Esistono anche cartoni pedopornografici diretti, in 3 d. Questo cartone, in questione, può essere considerato una forma di pedopornografia “soft”.  La domanda che mi pongo è qual è il fine, di tale assurda questione? E mi chiedo anche chi mi trasmetterebbe un cartoon contro la pedofilia invece? Come mai i media stanno facendo vedere tutto ciò in maniera esponenziale, ma se invece denunciamo, come abbiamo fatto, già in 7 giorni, a partire dall’inizio dell’anno, centinaia di migliaia di video, chi me lo pubblicherebbe?».

Una psicologa danese, Erla Heinesen Højsted, ha difeso il cartone, sostenendo che sono gli adulti ad averlo “sessualizzato”, mentre i bambini lo percepirebbero come innocente, peraltro, ha aggiunto, che il protagonista sarebbe anche “educato” perché davanti alle richiesta di alcune signore di rimettersi i genitali nei pantaloni obbedirebbe. Davvero può essere considerato innocente o normale, lo spettacolo di un uomo che va in giro mostrando i genitali?

«Io vorrei capire la percezione della sessualità di questa psicologa, vorrei vedere se è disposta ad andare in giro nuda per la Danimarca, visto che a suo dire, sarebbe la cosa più normale del mondo. Ma i bambini come percepiscono tutto ciò? La strutturazione del loro corpo, dei loro desideri, in che modo viene influenzato da tutto questo? Chi ha vissuto il mondo dei cartoon sa benissimo che influenzano lo sviluppo psicodinamico dei bambini. E non lo dico da prete, il mio è il giudizio di una persona in primis, scevro da ogni forma di moralismo, qui il problema non è essere preti, ma essere uomini».

A furia di inneggiare alla diversità (anche Dillermand se vogliamo è un “diverso”) non stiamo andando incontro a derive pansessualiste, a-morali, nel senso letterale del termine?

«Io non ho preoccupazione del diverso che è sempre una persona a cui devo interfacciarmi col rispetto dovuto a qualunque persona. Io conosco persone che vivono una diversità ma vivono anche una moralità, un rispetto. Mi preoccupo però se il diverso viola un bambino, un minore, se va ad ideologizzare la sua diversità, questo è il problema di cui dobbiamo discutere: più che di accogliere o no chi vive diversamente da me, è la strumentalizzazione ideologica di questa diversità che ci deve preoccupare che arriva a far dire ai pedofili, ad esempio, che non devono essere discriminati. Uno può anche sposarsi con gli oggetti ma poi l’uomo, in alcune di queste situazioni estreme, conserva ancora la sua dignità? Possiamo anche creare famiglie di tutti i colori ma la realtà rimarrà sempre tale: la famiglia è formata da un papà e da una mamma. Non basta dire “dove c’è amore è amore” anche i pedofili lo dicono, non significa nulla».

Quanta contraddizione c’è in una società che dice di voler combattere la cosiddetta “violenza di genere” ma poi autorizza la diffusione di certi messaggi licenziosi, a partire dalle fasce d’età più basse?

«E’ una domanda da un milione di dollari, questa! L’uomo di per sé a volte sfocia nell’ipocrisia. La società mediatica arriva a cambiare la coscienza dell’uomo quando le parole diventano clave per smontare, scardinare tante cose. Chi ha il potere delle parole, se non i ricchi del mondo? La società diventa contraddittoria quando i messaggi diventano contraddittori o manipolano le informazioni. Un cartoon del genere che sta facendo discutere, è stato proposto dai magnati di una comunicazione che vogliono porre l’ attenzione sull’argomento e probabilmente per farlo accettare, per farlo diventare normale. Questa è al più grande sfida di oggi».

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