13/01/2020

Calendarizzata, in Puglia, la discussione su un ddl contro l’omofobia

Non c’è pace tra gli ulivi, in Puglia. Un 43 enne, la scorsa estate è stato ridotto in fin di vita, a quanto pare, a causa del suo orientamento sessuale. Il fattaccio è avvenuto ad opera di un gruppo di facinorosi che avrebbero ripetutamente pestato l’uomo, nel corso della notte, fino a ridurlo in fin di vita.

Episodio di estrema gravità che però, sta dando nuovamente il la allo schieramento di centro-sinistra, per invocare l’approvazione del ddl regionale contro l’omofobia. Infatti, Mino Borracino, assessore allo sviluppo economico della Regione Puglia, avrebbe affermato che, l’episodio in questione, dimostrerebbe l’urgenza di approvare in Consiglio regionale, il Disegno di Legge contro le discriminazioni omo-transfobiche che, “dopo aver completato il suo iter nelle Commissioni consiliari competenti, giace da tempo in Consiglio senza essere discusso". Avrebbe poi continuato sottolineando: “Come noto, da quasi due anni sollecito la discussione e l’approvazione di questo Disegno di Legge che è stato varato dal Governo regionale guidato da Michele Emiliano ma sta incontrando ostacoli e resistenze trasversali in Consiglio che ne hanno impedito sino a questo momento l’approvazione definitiva” aggiungendo anche che, dopo numerose sollecitazioni, il provvedimento sarebbe stato già calendarizzato, in Consiglio Regionale per il prossimo, vicinissimo 14 gennaio, iscritto al terzo punto dell’ordine del giorno e in attesa di essere affrontato e votato.

Peraltro, scorrendo il testo di legge, ci si rende conto dello spirito fortemente liberticida che lo pervade: si pensi all’art. 3 che prevede che il sistema scolastico si impegni attivamente nella diffusione delle teorie  gender nelle scuole di ogni ordine e grado, qualunque sia la volontà dei genitori, venendo di fatto meno al patto di “corresponsabilità educativa” che, all’inizio di ogni anno scolastico serve invece, a suggellare un rapporto di fiducia e collaborazione tra scuola e famiglia che, in questo modo, rischia di fratturarsi e senza che ci sia una reale emergenza omofobia in Puglia. Ma prendiamo anche l’art. 8 che obbliga il CORECOM (Comitato Regionale per le Comunicazioni) a filtrare ogni tipo di messaggio trasmesso attraverso qualunque tipo di mezzo comunicativo, perché non risulti offensivo verso le varie identità di genere. Una sorta di MinCulPop regionale, insomma, che rende bene l’idea dell’impianto “democratico” del DDL.

Tutto questo senza che sia stato condotto nemmeno un rilievo che attesti un ‘effettiva emergenza omofobia in Puglia e senza definire l’eventuale oggetto del reato, ovvero cosa si intenda esattamente per omofobia, dettaglio non da poco e che configurerebbe questa legge come una vera e propria legge-bavaglio. Come sempre siamo di fronte al solito “trucchetto” che viene usato quando si cerca di far passare leggi contrarie al buonsenso, alla morale e al comune sentire: si prende il caso estremo e lo si usa per giustificare una norma che invece poi viene estesa a tutti i casi, senza distinzione. Insomma, se davvero sulla base di singoli, sporadici episodi, in Puglia passasse una legge del genere, si instaurerebbe presto un vero e proprio clima dittatoriale, all’interno del quale persino dire che la famiglia è formata da un uomo e una donna potrebbe diventare un grave atto di discriminazione passibile di denuncia.

 

di Manuela Antonacci

 

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