18/02/2024 di Francesca Romana Poleggi

British Medical Journal: Carriera alias e cambiamento di sesso NON servono a prevenire il suicidio

La narrazione LGBTQIA++ che sostiene la necessità di far "cambiare sesso" ai ragazzini, cominciando con la carriera alias e bloccando la pubertà , per evitarne il suicidio non è supportata da validi argomenti scientifici. Anzi, ci sono studi che dimostrano che è molto più probabile il suicidio dopo il cambiamento del sesso, non prima. O - quanto meno - dopo la riassegnazione del sesso si sucidano ugualmente.

A riprova di quest'ultima affermazione, e quindi del fatto che il cambiamento di sesso non serve a prevenire i suicidi, è stato pubblicato il 17 febbraio scorso uno studio finlandese (non certo "cattolico") nella sezione Child and adolescent mental health del BJM, British Journal of Medicine, una rivista prestigiosa e perfettamente "laica".
Si intitola "All-cause and suicide mortalities among adolescents and young adults who contacted specialised gender identity services in Finland in 1996–2019: a register study" [Mortalità per tutte le cause e per suicidio tra adolescenti e giovani adulti che hanno contattato servizi specializzati in identità di genere in Finlandia nel periodo 1996-2019].

Gli autori sono Sami-Matti Ruuska , Katinka Tuisku, Timo Holttinen, Riittakerttu Kaltiala che svolgono la loro opera professionale presso una o più delle seguenti strutture: la facoltà di Medicina e Tecnologia Sanitaria dell'Università di Tampere, i Servizi di salute mentale per bambini e adolescenti  e di benessere della Contea di North Savo, a Kuopio, la Facoltà di Medicina dell'Università di Helsinki, il Dipartimento di Psichiatria dell'Ospedale Centrale dell'Università di Helsinki, il Dipartimento di Psichiatria dell'Adolescenza  dell'Ospedale Universitario di Tampere, o l' Ospedale Vanha Vaasa di Vaasa.

Lo studio conclude che «la disforia di genere di per sé non sembra predire né la mortalità per tutte le cause né quella per suicidio negli adolescenti con riferimento al genere. Il principale predittore di mortalità in questa popolazione è la morbilità psichiatrica e la riassegnazione medica del genere non ha alcun impatto sul rischio di suicidio»

Per saperne di più si può cliccare qui.

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