22/11/2021 di Manuela Antonacci

Bolzano. Gender al liceo. Il consigliere Salvadori: «Così concretamente il ddl Zan entra dalla finestra»

A Bolzano divampa la polemica dopo la notizia del corso “Young Queer Generation dell’Arcigay Centaurus” prontamente finanziato dall’ Ufficio Cultura della Provincia autonoma. Un’iniziativa che vorrebbe  coinvolgere le scuole Secondarie di Primo e Secondo Grado della Provincia di Bolzano, con tanto di lezioni frontali e di laboratori condotti con i ragazzi, da un gruppo young di Centaurus, a loro volta formati da Giuseppe Burgio, Professore Associato all'Università degli Studi di Enna di Pedagogia generale. Finora, a quanto sappiamo, ha aderito la scuola “Leonardo da Vinci”, che fa parte dell’Istituto Comprensivo Bolzano III di viale Trieste. Ne abbiamo parlato con Diego Salvadori, Consigliere di Circoscrizione del quartiere Gries - San Quirino per Fratelli d’Italia.

 

Vogliamo commentare questo progetto? Che ne pensa?

«Innanzitutto abbiamo ricevuto segnalazioni da parte dei genitori, in seguito ad informazioni, in merito, ricevute dalla scuola e che il dirigente si è prodigato a fornire, per quello che poteva saperne. Il progetto, in realtà, prevede che entrino nelle classi il professor Burgio, insegnante di Pedagogia generale, accompagnato da questi ragazzini che sono gli attivisti di questa associazione per portare le solite nozioni sul contrasto all’omotransfobia. Quello che mi ha stupito molto è la metodologia: il mettere a confronto gli studenti (in questo caso una classe di terza media, quindi parliamo di ragazzini) con attivisti. Lo scopo è quello di mettere in contatto i simili. Infatti, inizialmente l’insegnante non doveva essere in aula per non vanificare il metodo del contatto “tra pari”, invece, su insistenza dei genitori, si è ottenuto di avere almeno l’insegnante in aula».

Una delle tante iniziative LGBT, in Italia, in questo periodo, guarda caso dopo il naufragio del ddl Zan, sembra quasi una rappresaglia, che ne pensa?

«Assolutamente sì. Stanno facendo passare dalla finestra quello che dalla porta non poteva più entrare. Il contrasto all’omofobia previsto dal ddl Zan lo si sta ottenendo in un’altra maniera, lavorando nel sottobosco. Purtroppo in Alto Adige hanno facile presa, perché sia come provincia, sia Bolzano come città, ha aderito alla Rete Ready e quindi siamo in questa situazione: essendo ufficialmente accreditata, come associazione, sia in Provincia che in Comune, possono entrare, non avendo alcun freno dal punto di vista amministrativo».

Le risulta che le famiglie siano state avvisate per tempo, dell’iniziativa?

«Sì, questa volta sono diventati più furbi: un tempo non avvisavano nemmeno, entravano nelle classi e facevano le cose sottobanco, adesso si premurano di avvisare con volantini, come in questo caso, non chiarendo bene la modalità del loro intervento. Io mi sono battuto molto quando ero presidente del comitato genitori in uno dei più grandi istituti popolosi di Bolzano, per avere un’informativa verso i genitori ad inizio anno, dove chi teneva questo tipo di “corsi” si desse la pena di spiegare ai genitori, innanzitutto che cosa intendeva fare all’interno di questa didattica “opzionale”. Abbiamo ottenuto a fatica questo tipo di informativa che poi credo si stia ancora svolgendo ad ogni inizio anno. La cosa che mi rammarica più di tutto è non aver trovato un grande interesse da parte dei genitori, purtroppo i genitori sono convinti che tutto ciò che proviene dalla scuola è necessariamente pulito e certificabile. Invece stiamo vedendo che non è affatto così».

Come Fratelli d’Italia siete intervenuti o intendete intervenire in qualche modo?

«Io ho inviato un comunicato che è apparso sul quotidiano locale “Il corriere dell’Alto Adige” che fa parte del gruppo del “Corriere della sera”, inoltre, si è unita a noi, con un altro comunicato, anche Serena Cavada che fa parte di “Difendiamo i nostri figli”. Stiamo anche cercando di raccogliere le segnalazioni dei genitori per tenerci sul pezzo».

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