20/11/2013

In Belgio i dottori depredano i disabili, eutanasizzandoli per espiantare i loro organi

Tempo di vestirsi di sacco e mettersi la cenere sul capo.
Il Belgio si sta davvero preparando il saccheggio di organi su persone che chiedono l’eutanasia – e a quanto pare la comunità medica che si occupa dei trapianti non ha inibizioni morali. Di fatto è diventato così moralmente accettabile che questo è stato l’oggetto di discussione alla 21a conferenza sulla chirurgia toracica generale svoltasi in Gran Bretagna a maggio.
È tutto facile e comodo. Dall’abstract di “Trapianti di polmone con organi tratti da donatori eutanasici”:
Tra Gennaio 2007 e Dicembre 2012, 47/350 (13.4%) pazienti hanno ricevuto trapianti polmonari da DCD [donation after cardiac death] controllate, inclusi 6 (1.7%) dopo l’eutanasia, in accordo con la legislazione statale e con l’approvazione del comitato etico. I pazienti soffrivano di un insopportabile disordine neuromuscolare (n =3) o neuropsichiatrico (n = 3) con desiderio esplicito di donare gli organi. L’eutanasia è stata eseguita da un medico indipendente in una stanza adiacente alla sala operatoria, in assenza del team di recupero.

Capito? Una equipe di dottori uccide il paziente, esce dalla stanza, e un’altra equipe entra per prelevare gli organi.

Ora è aperta la caccia ai malati di mente e ai pazienti con condizioni disabilitanti come la sclerosi multipla, affinché diventino “donatori eutanasici di organi”.
I donatori eutanasici hanno consentito il 12.8% di tutti i trapianti di polmone da donazione dopo morte cardiaca. Il funzionamento nell’immediato post-trapianto e il risultato a lungo termine nei riceventi è stato eccellente. Con una maggiore consapevolezza pubblica “ci si aspetta che ci siano più donatori eutanasici”.
In un mondo migliore, una “maggiore consapevolezza pubblica” provocherebbe una repulsione pubblica universale.
Non posso pensare a niente di più pericoloso dei malati di mente e di disabili in preda alla disperazione che credono che le loro morti valgano di più delle loro vite. O forse sì, qualcosa di più pericoloso esiste: avere una società che accetta l’idea di fare del bene a spese di persone con un disperato bisogno di cure – e delle persone le cui cure sono molto costose.

Traduzione a cura di Gian Spagnoletti

Clicca qui per leggere l’articolo pubblicato da LifeNews in lingua inglese

di Wesley J. Smith – avvocato, è un consulente speciale per il Centro di Bioetica e cultura e uno degli autori del blog di bioetica http://www.nationalreview.com/human-exceptionalism

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