16/08/2023 di Fiorella Pecorale

Barbie è un film per bambini o l’apoteosi del relativismo?

Prima di commentare questo film ci tengo a specificare che si tratta di prodotto solo ed esclusivamente per un pubblico adulto! Contrariamente a quanto pubblicizzato in questi giorni e settimane.

Si tratta infatti di una grossa satira posta in forma di commedia, nella quale non mancano doppi sensi o significati che comunque le bambine non sarebbero in grado di decodificare ed elaborare (ed é giusto che non lo facciamo). Se Barbie non é un film per bambine, allora già potremmo essere su un piano di puro marketing, considerando come abbia in pochissimo tempo risuonato fra gli schermi di quasi tutto il Pianeta, preceduto da una campagna di lancio su tik tok con tanto di hashtag #Barbiecore che ha avuto milioni di condivisioni in tutte le lingue.

Quello su cui ci si dovrebbe maggiormente soffermare è però il messaggio stesso lanciato dal film, ma per farlo occorre andare indietro di qualche anno. 

Si direbbe infatti, ad una prima lettura della trama, che si tratta di un film dalla connotazione femminista, che porta in luce atavici dilemmi sull'emancipazione femminile. Nel mondo Barbie infatti, al contrario di quanto avviene nella creazione, Lei viene creata prima e lui dopo. Lui é "sottoposto" a lei. Ken stesso, afferma disperato «io sono niente senza di te... infatti noi siamo Barbie&Ken». Le donne in Barbie sono tutto ciò che vogliono essere, i Ken sono ridotti ad un concetto banale di ometti innamorati e in competizione fra loro.

In realtà però, ed é qui il punto focale, di femminismo c'è molto poco! Molti sapranno infatti che questa bambola entrata nel mercato alla fine degli anni ’50, ha costruito (in modo spesso disfunzionale) l'immaginario di moltissime bambine e, le femministe stesse in quegli anni, presero adeguate distanze. Sui loro slogan infatti, scrivevano «i am not a Barbie Doll», rifiutando quel concetto di donna-bambola perfetta che, fra le mani delle più piccole, poteva anche creare standard estetici inarrivabili e frustranti o fungere addirittura da istigazioni alle varie disfunzioni alimentari.

Se la donna perfetta non è allora parte di un motore femminista, cosa vuole dirci tutta questa commedia declassando gli uomini a degli sciocchi subalterni, con tanto di slogan «Lei può essere tutto quello che vuole. Lui è solo Ken»? 

Sfidare gli stereotipi? Creare dubbi nello spettatore e nella spettatrice? Questo film, dunque, sembra essere sintomatico di una enorme confusione che regna nel tanto discusso tema dell'identità di genere. Le donne non sanno chi sono. Perfette e impeccabili, o strambe come la Barbie che la vita ha rovinato e riempito di scarabocchi indelebili? Gli uomini sono ormai sottoposti all'emancipazione femminile, o dovrebbero «riprendersi il loro ruolo»? Chi siamo? Qual é la cosa giusta? Come possono questi due mondi tanto diversi e tanto complementari trovare il loro equilibrio in una società che si sviluppa fuori da quel mondo di plastica rosa e perfetto?

Infine sembra doveroso chiedersi: cosa è la bellezza, la vera bellezza, e come la si può e la si deve raggiungere? La radice del problema è in una società che, a forza di dichiararsi moderna e liberata da vecchi stereotipi, sta creando un groviglio intrecciato di valori in cui tutto è relativo e quel relativismo sta allontanando sempre più uomini e donne dalla posizione per cui, invece, sono stati creati.

Hermann Hesse scriveva che «La vera vocazione di ognuno è una sola, quella di conoscere se stessi» perché in realtà non c'è nulla di più potente di un corretto posizionamento nella società proprio sulla base di chi si è. Sono sempre state le donne e gli uomini consapevoli di loro stessi a lasciare un segno nella Storia e non c'è nulla di relativo nel ben differenziato concetto di uomo e donna.

Barbie, per concludere, continua a generare confusione: non perché questo fosse l'intento, sicuramente, ma perché Barbie è profondamente spaesata in un XXI secolo fatto di contraddizioni su contraddizioni. 

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