21/07/2018

Bambini nel grembo: la voce mamma influenza il cervello

I bambini iniziano a udire i suoni a sole 16 settimane di gestazione e a partire dalle 25 settimane, cioè poco prima dell’inizio del settimo mese, mostrano di avere una sintonia con le voci e i rumori esterni.

Queste conoscenze, purtroppo ancora poco note e bypassate dai fautori dell’aborto e dai promotori dell’utero in affitto, mostrano in maniera evidente l’umanità del concepito, che è un essere umano in continuo e progressivo sviluppo fisico e neuronale. Altresì, sono dati che fanno capire quanto delicato e importante sia il periodo della gravidanza, certamente per la mamma ma anche per il bambino.

A supporto di queste considerazioni è stato recentemente pubblicato un nuovo articolo, condotto dal Brigham and Women’s Hospital di Boston. I ricercatori hanno monitorato 40 bambini nati prematuri – tra la 25esima e la 32esima settimana – che hanno avuto la necessità di trascorrere un mese o più in terapia intensiva. Durante questo periodo a metà dei bambini sono stati fatti ascoltare suoni quali la voce della madre e al battito del suo cuore, mentre l’altra metà – considerata quale “gruppo di controllo” – è stata trattata come è norma negli ospedali, ossia senza alcuna modifica rispetto ai consueti suoni ambientali cui i prematuri sono sottoposti.

Dalla ricerca è emerso – come riporta LifeNews – che il legame tra i bambini e le loro madri ha un’incidenza notevole. Scrivono i ricercatori: «I risultati mostrano che i neonati esposti a suoni materni avevano una corteccia uditiva (AC) significativamente più grande a livello bilaterale rispetto ai neonati di controllo che ricevevano cure standard». Uno sviluppo, quello dell’AC, che non trovava un corrispettivo nelle altre parti del cervello e che quindi è stato letto quale chiaro indice del fatto che la voce della mamma era alla base di questa evoluzione. Studi successivi dovranno poi provare a indagare se, in relazione a questo aspetto, vi è un’incidenza nello sviluppo dell’udito e del linguaggio.

Ad ogni modo, questa ricerca americana non solo aggiunge un nuovo tassello nella conoscenza dello sviluppo del cervello (estremamente plastico) nel periodo gestazionale, ma fornisce anche ai medici nuove importanti informazioni per accompagnare al meglio i bambini prematuri, come già erano state le acquisizioni passate circa i benefici di imitare il più possibile l’ambiente uterino.

Imitazione di certi aspetti dell’ambiente uterino che, peraltro, risulta essere importante lungo tutto l’arco della delicata fase della esogestazione: durante i primi nove mesi dopo il parto i bambini hanno infatti estremo bisogno di sentirsi avvolti, di essere contenuti, così come di sentire la voce della mamma e il suo odore... questo infonde in loro tranquillità, influisce sulla formazione di quella che sarà la loro personalità (secondo la nota e accreditata teoria dell’attaccamento di Bowlby) e, appunto, contribuisce in maniera significativa nello sviluppo del loro cervello.

Giulia Tanel

Fonte: Life News

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