11/10/2016

Bambini a una coppia dello stesso sesso? Il punto della situazione

I bambini hanno bisogno di una mamma (certa) e un papà (certo)? Il tema è caldo e non sempre viene affrontato con rigore.

Capita spesso che i relativisti e i nichilisti che pontificano sui media si appellino a una presunta “voce della scienza”. In questo modo pretendono di far tacere i sostenitori della vita e della dignità della persona umana, a partire da quella dei bambini (anche quelli nel grembo materno).

A un certo punto, quasi immancabilmente, compare l’appello all’autorità di alcune riviste scientifiche cosiddette “Peer  review”, oppure si afferma che il tale articolo pro-life ha un basso “H-index” o che la talaltra rivista ha uno scarso “Impact Factor”. Il Lettore ha così l’impressione che le tesi pro-life abbiano meno valore, se non nullo, dal punto di vista scientifico, e che di conseguenza vadano relegate e confinate all’ambito delle mere opinioni personali. Mentre invece le leggi dello Stato dovrebbero ispirarsi al sicuro dettato della scienza, ai suoi canoni e alle sue dimostrazioni.
Ivi compresa, naturalmente, qualsiasi scelta in campo bioetico, e in particolare per quanto concerne l’inserimento di bambini in coppie dello stesso sesso.

Naturalmente, così non è.
E ci vuole perfino poco a mostrare il trucco e l’inganno che ne consegue.

Dal punto di vista dell’analisi logica del linguaggio si tratta di una fallacia logica, di un banale ed evidente equivoco, mentre dal punto di vista scientifico siamo di fronte di una castroneria epistemologica colossale ed un salto ingiustificato sul campo etico. Salto fondato sul nulla dell’ideologia, non sulla ragione e nemmeno sulla scienza.

Nella precisa analisi Omogenitorialità: il giusto peso delle peer rewiev si è provato a fare il punto della situazione, avendo sempre presente il bene dei bambini. In particolare, nell’articolo si ricorda come:

1) la psicologia e la sociologia non dimostrano nulla, ma fanno al massimo ipotesi e congetture, molte delle quali sono immediatamente invalidate da altre ricerche o comunque presto criticate da altre scuole sociologiche e psicologiche.

2) i metodi con cui sono state condotte le ricerche favorevoli alle adozioni in coppie same sex hanno ben poco di scientifico e le conclusioni a cui arrivano i famosi “Trent’anni di studi” sono fragilissime e assolutamente inadatte a fondare seriamente una qualsiasi ipotesi teorica, figuriamoci per garantire un salto etico-antropologico disastroso come quello che già oggi viene praticato con l’utero in affitto, passando dalla generazione alla fabbricazione di individui umani.

3) In particolare “Peer review”, “H-index” ed “Impact Factor” sono sistemi di valutazione che andrebbero presi con le pinze, perché hanno già mostrato delle lacune imbarazzanti.

Leggere per credere...

Alessandro Benigni

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