12/04/2022 di Giuliano Guzzo

Bagni gender a Trento, ma gli studenti non ci stanno

Dopo essere stati introdotti per la prima volta nelle istituzioni e nei campus americani, i bagni gender, da ormai qualche anno, sono arrivati anche in Europa e in Italia; solo che non sempre tali iniziative vengono accolte da un vasto consenso. Anzi, capita che esse incontrino le perplessità, manco a dirlo, proprio dei più giovani. Va in questa direzione quello che succede nell’ateneo di Trento e, precisamente, nella facoltà di Sociologia.

Sì, perché al termine dello scorso mese, presso la nota facoltà - la prima in Italia per fondazione dedicata alle discipline sociologiche –, sono stati istituiti, seguendo tutto l’iter del caso, dei bagni “gender neutral”. L’idea è stata discussa e votata all’interno del consiglio di dipartimento, ed è stata realizzata riservando quattro bagni a coloro i quali non si identificano né come uomini né come donne. Tuttavia, non si può parlare esattamente di un successo per questa iniziativa. In primo luogo perché essa, come poc’anzi detto, è stata sì votata all’interno del consiglio di dipartimento, ma non ha affatto ottenuto l’unanimità.

Non solo, tanti tra gli stessi studenti non sono convinti da tale novità, che infatti è nata su iniziativa anzitutto di alcuni docenti, per quanto poi abbia trovato il favore di una parte del corpo studentesco. C’è in particolare da dire che tra le ragazze – secondo quanto appurato attraverso un questionario interno diffuso nell’assumere questa decisione – è stato apertamente mostrato un certo disagio verso questa svolta. Alcune ragazze, infatti, si sono dichiarate palesemente «disturbate» dai bagni “gender neutral”. Un’idea inoltre, che molto probabilmente non convince del tutto neanche la stessa comunità accademica della facoltà.

Lo prova il fatto che, come poc’anzi detto, si sia sì deciso di rendere “neutral” quattro bagni, ma, fortunatamente, due sono stati lasciati con la classica distinzione tra uomini e donne, tra i quali uno è quello della palestra. Viene allora da chiedersi come mai questa “eccezione”. Forse perché si è capito che, in fondo, si tratta di una scelta ideologica? Forse perché, lasciando distinti gli ingressi del bagno della palestra, si è palesato il disagio – e il pericolo – che ci può essere nei bagni neutrali soprattutto in determinati contesti? Naturalmentesimili dubbi da alcuni vengono bellamente ignorati e ora, nell’università di Trento, c’è chi si augura che un bagno “gender neutral” possa essere introdotto addirittura in ogni dipartimento.

Un proposito, quest’ultimo, che non trova il consenso neppure di tutti i rappresentanti degli studenti. Anzi, ve ne sono alcuni apertamente contrari. Come per esempio Giacomo Mason di Azione Universitaria. «Le priorità sono altre e questa iniziativa dei bagni “gender neutral” non è nata dagli studenti, ma è semplicemente una proposta ideologica», spiega Mason a Pro Vita & Famiglia, aggiungendo che «le priorità di chi studia qui, dai contributi per le tasse universitarie agli alloggi, sono tutt’altre». Che dire, sono considerazioni di assoluto buon senso.

Anche perché non solo la proposta dei bagni “gender neutral” nella facoltà di sociologia è stata promossa anzitutto da alcuni insegnanti più che dagli studenti – il che suona già abbastanza originale, dato che solitamente sono questi ultimi a conoscere meglio le loro priorità -, ma, da quanto risulta a Pro Vita & Famiglia, la necessità di questo tipo di piccola rivoluzione non era affatto avvertita, in origine, dal corpo studentesco.

Si rafforza così la sensazione che simili iniziative, come del resto molte di quelle care all’agenda Lgbt, abbiano una caratterizzazione anzitutto ideologica, e stiano a cuore neppure ad una minoranza, bensì solo ad una élite che si arroga il diritto non solo di indicare vere o presunte priorità, ma anche di apostrofare nei modi più aggressivi – e cioè come «omotransfobico» - chiunque non ne sia convinto o, perfino, osi dirsene contrario.

 

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.