01/04/2022 di Luca Marcolivio

Bacio gay Disney. Picchi (Dominus Production): «Rischi troppo grandi per i più piccoli. Bisogna intervenire»

Il bacio omosessuale messo in scena dalla Disney nel film d’animazione Lightyear. La vera storia di Buzz pone una serie di interrogativi in ambito educativo e cinematografico, in particolare sulla liceità di poter ammettere immagini del genere, soprattutto quando ci sono di mezzo i bambini. Una liceità che deve fare i conti con una differenza di pesi e misure che spesso tocca il mondo della cultura. Federica Picchi, ad esempio, lo scorso anno ha distribuito in Italia la pellicola Unplanned – La storia vera di Abby Johnson, una testimonianza bellissima sul pericolo di strumentalizzazione della “genitorialità” da parte di alcune cliniche mediche abortive, come la Planned Parenthood. In Italia l’ufficio censura del Ministero dei Beni Culturali ha deciso che il film fosse vietato ai minori di 14anni. Quindi da un lato si assiste ad una graduale e progressiva ipersessualizzazione nei cartoni per bambini e dall’altra si impedisce alle giovani generazioni si avere una pienezza informativa.

In particolare, ne La vera storia di Buzz, prequel della saga di Toy Story – come detto – appare la scena di un bacio omosessuale. La scelta operata per questo film d’animazione, destinato a un pubblico infantile, evidentemente non ha suscitato la stessa prudenza. Tra le pochissime voci fuori dal coro, quella di Pro Vita & Famiglia, che ha lanciato una petizione indirizzata a Disney Italia, sottolineando la protesta di migliaia di famiglie e genitori italiani e il raggiungimento, in pochi giorni, di oltre 13mila firme. A riguardo abbiamo raccolto il commento di Federica Picchi, fondatrice di Dominus Production, che ha ben colto la politica dei “due pesi e due misure”.

Dottoressa Picchi, a suo avviso, cartoni così viziati dalla propaganda lgbt quanto possono condizionare la mente dei più piccoli?

«I film, come i cartoni animati, rischiano di creare un forte potere di emulazione nei più piccoli. Inoltre, i bambini hanno una psiche e personalità in formazione; quindi, è compito del legislatore e degli educatori proteggere i più piccoli, a prescindere da tematiche lgbt, da tutto il pericolosissimo trend di iper-sessualizzazione degli ultimi anni».

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Qual è la strada più giusta per contrastare messaggi tanto diseducativi: la sensibilizzazione, il boicottaggio o, addirittura, la censura?

«Credo che la strada più corretta e rispettosa verso i bambini, sia evitare che temi sessuali vengano trattati in modo strumentale e pretestuoso. Ribadisco che parlo in modo generico non avendo visto il cartone, ma credo sia necessaria una maggiore responsabilizzazione da parte delle case produttrici, soprattutto se si tratta di brand percepiti come “sicuri” per i bambini. Purtroppo, è di questo mese la notizia della condanna di casi di pedofilia e detenzione materiale pedo-pornografico, che hanno coinvolto anche dipendenti della Disney. Su questo tema ci vuole sicuramente anche più attenzione da parte degli educatori, attraverso controlli preventivi ed eventualmente evitando la visione di materiale che possa avere effetti negativi sui bambini».

Condivide l’intento della petizione di Pro Vita & Famiglia sull’ultimo film della Disney?

«Nello specifico non ho visto il film in questione, quindi non ne posso parlare, ma condivido il volere essere prudenti per quanto riguarda temi delicati, come la sessualità, nei confronti di un pubblico delicatissimo come quello dei bambini».

Un film da lei distribuito come Unplanned è stato in varie circostanze censurato: come si spiegano i “due pesi e due misure” nei confronti dei cartoni gay-friendly della Disney?

«Unplanned – La storia vera di Abby Johnson è stato sconsigliato ai minori di 14 anni dall’ufficio censura del Ministero dei Beni Culturali per l’argomento forte affrontato. Questo consiglio di visione potrebbe essere giusto da un lato, se non avessimo una folle spinta all’ipersessualizzazione dei ragazzi dall’altro. Come mettere le chiavi di una Ferrari in mano ad un quattordicenne elogiando le emozioni generate dalla velocità, evitando però di dargli esaustive lezioni di guida: la probabilità di un incidente sarà molto alta. Ecco, io vedo questa irresponsabilità nella società di oggi. Quindi, nel silenzio del legislatore, genitori ed educatori devono utilizzare sempre maggiore prudenza».

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