L’American Bar Association, l’Ordine degli avvocati statunitense, metterà ai voti una mozione in cui si chiederà di considerare l’identità LBGT al livello di un diritto fondamentale dell’uomo tutelato anche a livello internazionale.
Il fondamento di questa richiesta? Tutto da ricercare o, meglio, da creare. Infatti in nessun trattato internazionale si parla di diritto LGBT motivo che porta James J.S. Holmes, presidente della Commissione sull’orientamento sessuale ed identità di genere, a dover fare uno sforzo rielaborativo per provare ad estrarre dai principi fondamentali menzionati nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo una giustificazione delle proprie teorie.
Purtroppo per i promotori dell’ideologia gender, il diritto internazionale indica come categorie entro cui sviluppare eventuali strumenti di protezione solamente la razza, colore, sesso, lingua, religione, opinione politica od idee personali, origine nazionale o sociale, status economico, di nascita. Nessun riferimento all’identità di genere.
Sulla questione interviene anche Stefano Gennarini, esperto legale del gruppo C-Fam –accreditato all’ONU. La sua opinione è lapidaria: “Le persone non si difendono in quanto gay, lesbiche o transessuali in quanto sono già tutelate in materia di diritti umani non a causa del proprio orientamento sessuale o identità preferita, ma perché sono esseri umani.”
Secondo Gennarini la sinistra nei vari Stati ha cercato a più riprese di insinuare questa nuova categoria ma senza –per ora- riuscirci ad ampio spettro ed a livello di trattati internazionali.
La mozione dell’America Bar Association, qualunque risultato raccolga, non avrà in ogni caso particolare influenza o potere coercitivo di sorta.
Redazione