Brescia deve riconoscere le famiglie omosessuali. Questa la richiesta di una serie di associazioni –le solite, quelle che ti aspetti di vedere dietro un tavolo ad una conferenza stampa gay friendly: AGEDO, ARCIGAY-Orlando Famiglie Arcobaleno, Pianeta Viola, Al lavoro con Brescia, Arci Comitato provinciale, Brescia per Civati, Brescia per passione, Caffè Letterario Primo Piano, Casa delle Donne, Cgil, Sel Brescia e circolo Alto Garda Valtenesi, Movimento 5 Stelle, Rifondazione Comunista, Colori e Sapori Circolo Arci, Consultorio familiare onlus di via Volturno, Gruppo 2009, Libertà e Giustizia, Residenza Idra- Teatro Inverso, Se non ora quando?, Movimento Green Italia.
A queste se ne aggiunge una un po’ particolare, “Noi siamo chiesa”, un gruppo di ispirazione –a dir loro- cattolica, che arriva a fare un paragone azzardato, ripreso dalle parole di Don Franco Barbero, per legittimare la propria posizione a favore delle famiglie gay: “Dio non fa pezzi spagliati, Dio non è la Fiat.”. Nel comunicato stampa che rivendica la posizione presa da quest’associazione che si batte per la riforma della Chiesa, si legge anche che “La famiglia è l’istituzione più intenzionalmente costruita, meno «naturale» che ci sia”.
I movimenti sopra indicati hanno presentato in Comune la documentazione necessaria per richiedere la valutazione in sede di Commissione di una delibera che vada ad equiparare, appunto, la famiglia tradizionale con le “nuove famiglie”.
Dopo la parola passerà al Comune.
Una delibera comunale, ovviamente, non può andare a sostituire una legge nazionale ma può, per così dire, circumnavigarne la portata cercando di raggiungere le medesime conseguenze pratiche: se verrà adottata, il documento potrà garantire una eguale erogazione dei servizi comunali anche per le famiglie gay in materia di diritto alla casa, sanità, servizi sociali, sport e tempo libero, mobilità, trasporti e tanto altro.
Redazione