25/06/2020 di Manuela Antonacci

Arriva il tour Lgbt nelle città d’arte. Ma sono queste le priorità di una comunità che si dice discriminata?

Ci mancava solo il Grand Tour LGBT, quello realizzato in cinque città del centro-nord Italia. E già perché, come se non bastassero i media a martellarci, tutti i giorni, coi messaggi improntati al “love is love”, si è pensato bene, ora, di ripercorrere anche la storia LGBT, rivisitando luoghi ed epoche chiave del nostro Paese. Insomma, sia di fronte al tentativo di inserire il pensiero arcobaleno, nelle radici stesse della nostra cultura, probabilmente un vero e proprio tentativo di autolegittimazione.

L’idea, infatti, è stata voluta e realizzata da Giovanni Dall’Orto, studioso e storico di cultura LGBT. Sostanzialmente, la guida prevede due-tre itinerari per ognuna di queste cinque città: Milano, Torino, Roma, Firenze, Venezia con aneddoti e “curiosità” sul mondo LGBT. Parliamo di posti in cui la minoranza LGBT è penetrata in modo quasi pervasivo, tanto che, come si legge nella descrizione dell’iniziativa i richiami alla cultura omosessuale sono onnipresenti. Si racconta ad esempio del tentativo di creare una gay street vicino alla Stazione Centrale di Milano, vera e propria capitale arcobaleno, ma non si risparmiano nemmeno i trascorsi di Leonardo da Vinci e non mancano i riferimenti ai luoghi di prostituzione prediletti dai milanesi di un tempo: il Castello e la Galleria.

Stessa storia per le altre città, non esclusa Roma, presentata come la città simbolo del libertinismo, ma il tour include anche i fatti scabrosi e privati di importanti personaggi politici, religiosi e letterari.

Insomma un vero e proprio viaggio a luci rosse, un autentico lavaggio del cervello che, nel contemplare, le debolezze altrui, tenta in tutti i modi di legittimare la realtà LGBT, anche dal punto di vista morale e, a questo scopo, non esita a strumentalizzare la storia, l’arte, la letteratura ed il turismo per creare persino un background culturale (sui generis) al mondo LGBT.

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