30/04/2018

Alfie è piccolo, ma lascia un’impronta profonda su questa terra

Saputo della morte di Alfie, i suoi amici, fuori dall’ospedale, lo hanno salutato rilasciando in cielo centinaia di palloncini colorati. Alfie è volato via, “ha messo le ali”, hanno scritto i suoi genitori sui social. Ma  resta presente il suo spirito e la sua testimonianza. Scrive giustamente il Presidente di Ora et Labora in Difesa della Vita: 

Alfie: “Nessun piede è troppo piccolo da non lasciare un’impronta su questa terra”

Chi non è in grado di dare la vita a un morto, non ha il diritto di toglierla a un vivo” diceva Guareschi. Al contrario, i giudici e i medici dell’Alder Hey si sono arrogati il diritto di sentenziare che il tuo miglior interesse, mio piccolo Alfie, era quello di morire, nonostante ti vedessimo sereno nel tuo letto o tra braccia della tua mamma.

Dicevano che, tolto il respiratore, saresti morto dopo pochi minuti e invece tu, un bambino di soli 23 mesi, hai dimostrato che loro, dotti e sapienti, si erano sbagliati: ti abbiamo visto caparbiamente lottare come un leone per continuare a vivere nonostante per molte ore ti abbiano negato ossigeno, acqua e cibo.

“Avevi fame e non ti hanno dato da mangiare, avevi sete e non ti hanno dato da bere”.

Piccolo Alfie, sei il sassolino che è diventato pietra di inciampo nell’ingranaggio dell’ideologia di morte imperante.

Abbiamo assistito impotenti alla crudeltà, abbiamo visto te e i tuoi genitori, Tom e Kate, in croce, mentre chi ti voleva morto raccontava bugie al mondo.

Certo, i potenti sono potenti.

Anche quando hanno crocifisso il Cristo erano presenti e avevano venduto il loro cuore e la loro coscienza per pochi denari.

Ma la “dolce morte” non potrà mai essere veramente quell’atto di pietà che loro hanno tentato di accreditare, in quanto definire l’eutanasia un gesto d’amore sarebbe il trionfo dell’antilingua.

Per amore si può solo donare la (propria) vita, non toglierla ad un’altra persona e una società che sceglie di uccidere i suoi membri più fragili è destinata al suicidio. Se si legittima l’eutanasia viene meno la sacralità della vita di tutti.

Parafrasando i celebri versi del pastore Martin Niemöller, mi viene da pensare:

“Prima vennero ad uccidere i feti malati.

E io non dissi niente, perché ero già nato.

Poi vennero ad uccidere i malati “inutili”.

Ed io non dissi niente, perché non ero inutile.

Infine vennero ad uccidere i malati e basta.

E io non dissi niente, perché non ero malato…

…non ancora”.

Ho sentito dire da alcuni riguardo l’interessamento del governo italiano nel tentativo di salvare la tua vita, concedendoti anche la cittadinanza italiana: “Sono orgoglioso di essere italiano”.

Io invece sarò veramente orgoglioso di esserlo solo quando nei nostri ospedali non si uccideranno più bambini con l’aborto (ricordo che sono circa 400 ogni giorno solo in Italia gli aborti chirurgici, ai quali vanno aggiunti quelli chimici eseguiti con la pillola abortiva Ru 486), quando non si lasceranno più morire di fame e di sete i malati come è successo ad Eluana Englaro alla Clinica “La Quiete” di Udine, quando si cesserà di eliminare o crioconservare le migliaia di embrioni sacrificati per  le fecondazioni artificiali.

Sarò orgoglioso di essere italiano solo quando vedrò intorno a me meno indifferenza perché, come diceva San Pio X, c’è da temere di più l’indifferenza dei buoni che la malvagità dei cattivi.

Sì, Alfie, solo allora sarò orgoglioso di essere italiano..

Ricordo le parole di Papa Francesco: “Una società è veramente accogliente nei confronti della vita quando riconosce che essa è preziosa anche nell’anzianità, nella disabilità, nella malattia grave e persino quando si sta spegnendo; quando insegna che la chiamata alla realizzazione umana non esclude la sofferenza, anzi, insegna a vedere nella persona malata e sofferente un dono per l’intera comunità, una presenza che chiama alla solidarietà e alla responsabilità.

Sai, caro piccolo Alfie, ora che, come ha detto il tuo coraggioso papà “Il mio piccolo gladiatore ha posato lo scudo e ha aperto le ali” sta a noi far tesoro dell’insegnamento che ci hai lasciato, del miracolo che hai compiuto, risvegliando molte coscienze addormentate, facendo rivivere in milioni di persone le parole di San Giovanni Paolo II:

“Ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana viene minacciata ... Ci alzeremo ogni volta che la sacralità della vita viene attaccata prima della nascita. Ci alzeremo e proclameremo che nessuno ha l’autorità di distruggere la vita non nata... Ci alzeremo quando un bambino viene visto come un peso o solo come un mezzo per soddisfare un’emozione e grideremo che ogni bambino è un dono unico e irripetibile di Dio...”

E’ proprio vero: “Nessun piede è troppo piccolo da non lasciare un’impronta su questa terra”.

Grazie, Alfie, ora rimani nei nostri cuori e salvaci!

Giorgio Celsi 

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