14/02/2020

Al liceo Bassi di Bologna il San Valentino si colora di gender e sessualità

Al liceo Laura Bassi di Bologna oggi, in occasione della festa degli innamorati, è stata indetta una singolare assemblea di istituto.

Ecco il programma: alle ore 9.00 si potrà scegliere tra Drag Queens, contraccettivi gratuiti, “gay sex education”, a seguire anche Pride arcobaleno, sessismo nelle scuole “confronto student*/ professor*, cartellone del comitato LGBT”.

Ma…ciliegina sulla torta, almeno una di queste attività è obbligatoria, pena un’assenza da giustificare.

Incredibile come oggi i ragazzi, dopo la maturità, escano dalle scuole senza conoscere i grandi classici della letteratura o addirittura senza avere le nozioni minime di storia o di geografia, ma sono tenuti a sapere di tutto e di più sul sesso, ovviamente inteso come pura genitalità. Ma non solo, di fronte alla dilagante emergenza educativa, anziché cercare di correre ai ripari con programmi didattici e pedagogici ad hoc, che mirino allo sviluppo sereno delle relazioni interpersonali e invoglino i ragazzi ad amare la ricerca della verità e del sapere, si infarcisce loro la testa di idee astruse che portano semplicemente alla distruzione della loro identità.

A che giova ad un adolescente avere una scorta di preservativi gratuiti in tasca, quando non gli vengono nemmeno fornite le basi di un’autentica educazione sentimentale, in cui l’altro è visto come un essere in relazione degno di ascolto e di rispetto e non come un mero oggetto sessuale finalizzato a soddisfare i suoi bisogni puramente istintuali? E la “gay sex education” a che serve se vengono meno i presupposti elementari dell’educazione stessa? Davvero è una cosa bella per i nostri ragazzi buttare un’intera mattinata di studio per dedicarsi a scrivere cartelloni in cui, ad esempio si schematizza il concetto di “pansessualismo”, definendolo come l’attrazione sessuale verso chiunque “indipendentemente dal proprio genere di appartenenza”, come se l’identità psichica di ognuno di noi prescindesse dal dato essenziale della nostra sessualità?

Cosa produce tutto questo se non un’ulteriore crisi di identità nei giovani? E infine è lecito chiedersi chi ha chiesto alla scuola di occuparsi di questi argomenti e soprattutto se i genitori ne fossero informati, perché una scuola veramente “inclusiva” la prima cosa che deve includere è la priorità educativa dei genitori stessi.

 

di Manuela Antonacci

 

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