Davvero il ddl Zan non mette in pericolo la libertà di espressione, come affermano il relatore di cui la legge porta il nome e i suoi sostenitori? Eppure, ultimamente, sta emergendo, in modo sempre più lampante, la totale mancanza di disponibilità al dialogo, proprio da parte del primo firmatario della legge. Proteste giungono nei riguardi del suo atteggiamento di totale chiusura, da parte di Arcilesbica e delle associazioni femministe che più volte gli hanno chiesto un confronto pubblico, senza ottenerlo. Ma ultimamente si è andati oltre la negazione del confronto pubblico: come rivela Mario Adinolfi, leader del Popolo della Famiglia, ad Adnkronos: in questi giorni è stato bannato da una stanza del social ClubHouse, nella quale vi era anche l'onorevole Zan, per impedirgli così di parlare. Ci siamo rivolti al diretto interessato, per capirne di più
Cosa le è successo su ClubHouse?
«Nella stanza del social ClubHouse c’era anche l’onorevole Zan che era lì per parlare del suo ddl. Io sono entrato col profilo di mia moglie, perché sono stato bannato da ClubHouse e sono entrato per porre una domanda chiara: “Se per bannarmi da ClubHouse, gli attivisti Lgbt si erano organizzati con 150 segnalazioni accusandomi di omofobia, dovevamo considerarla come una prova generale di quello che sarebbe accaduto con l’approvazione della legge?” Il fatto di essere stato bannato da ClubHouse mi interessa molto relativamente, mi interessa molto di più la libertà di espressione e questa è stata la prova generale della modalità con cui ci si rapporterà ai dissenzienti, una volta che il ddl Zan sarà lo strumento legislativo per imporre un bavaglio a chi ha opinioni diverse, c’è davvero da preoccuparsi. La vicenda di ClubHouse non è interessante in sé: che abbiano sospeso l’account di Adinolfi su un social, quasi quasi è una non notizia, ma interessante è il modus operandi, ma ancora più interessante è il fatto che l’onorevole Zan non abbia risposto che sono un matto o alla ricerca di visibilità, ma che l’onorevole Zan è letteralmente scappato dalla room, adducendo precedenti impegni e la room ha buttato giù il profilo di mia moglie, ha buttato giù il profilo di un’altra persona che stava difendendo la mia opinione e in tre minuti la stanza è stata chiusa completamente, peraltro era una room aperta dai sostenitori di Alessandro Zan».
Ultimamente una giovane femminista di RadFem si è rivolta, in una lettera aperta, a Zan, denunciando di aver cercato, con ogni mezzo (social, email) di interloquire con l’onorevole che puntualmente ha ignorato gli appelli di chi gli chiedeva un dialogo su una questione così scottante e accettando di confrontarsi solo con quelli che la pensano come lui. Eppure a livello mediatico, si sta promuovendo questo ddl, come se la bontà del suo contenuto fosse scontata, allora come mai c’è questo atteggiamento così poco temerario da parte del suo firmatario?
«Alessandro Zan sfugge sempre il confronto, quando va in televisione non vuole avere contraddittorio e meno che mai un contraddittorio che lui non sa gestire. Sa benissimo e lo ha dichiarato anche esplicitamente, in un’intervista che ha rilanciato il Foglio, che questa legge è una legge che apre alla criminalizzazione delle opinioni. Lo sa perfettamente. “Ca nisciun è fess”: qui tutti hanno chiaro qual è il gioco, solo i vari influencer che non hanno idea del contenuto della legge, non hanno capito qual è la partita vera di questo ddl. La partita vera è la criminalizzazione delle opinioni degli avversari politici, cosa che non è mai accaduta nella storia italiana, se non nel tempo delle leggi fascistissime del 1925 e del 1926. È l’unica occasione storica di un precedente a cui, agli avversari politici, è stato messo un bavaglio con l’intimidazione della galera. È l’unico precedente storico in 170 anni di storia italiana».
Un tentativo di imbavagliamento che stiamo notando con il continuo hackeraggio del nostro sito...
«Ovviamente siamo tutti sotto attacco: io chiedo di fare attenzione alla mobilitazione del Popolo della Famiglia sul territorio, si sta facendo anche pressione sui parlamentari, si sta costruendo anche una pressione mediatica, cercando di essere presenti anche nelle discussioni che ci sono nei media. Io stesso ho partecipato a diversi salotti televisivi con i vari Vladimir Luxuria e compagnia bella, per tenere in alto una proclamazione del valore della libertà di pensiero che oggi ritengo una battaglia non solo per la difesa della nostra libertà, ma di quella di tutti, perché ad Alessandro Zan e i suoi compari, compresi Fedez e quelli di Vanity Fair, voglio ricordare che la ruota gira: oggi ad avere il potere e a stare alla moda sono i diritti degli LGBT, domani, quando la ruota girerà, chi avrà a disposizione questo precedente, lo utilizzerà per imbavagliare altre opinioni».