04/09/2017

Aborto in Cile: la morte ha vinto, ma la vita non si arrende

È fatta. L’aborto torna ad essere legalizzato in Cile.

Lo scorso 21 agosto il Tribunale Costituzionale ha definitivamente approvato la depenalizzazione dell’omicidio dei nascituri.

L’aborto è costituzionale

La legge, fortemente voluta dalla presidente socialista Michelle Bachelet e approvata grazie al tradimento criminale della Democrazia Cristiana, prevede la possibilità di aborto in caso di pericolo per la salute della madre, di stupro e di grave malattia del bambino. In pratica anche il Cile avrà l’aborto libero, perché per “salute della madre” si intende il significato che al termine “salute” attribuisce l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ovvero uno stato di benessere non solo fisico ma anche psicologico. Sicché, basterà che la donna dica che tenere il figlio pregiudica la sua serenità mentale per consentirle di ammazzarlo.

Come avevamo già scritto, non c’erano illusioni da farsi sul verdetto del Tribunale Supremo: 6 giudici contro 5 hanno stabilito che l’aborto non viola l’art. 19 della Costituzione. Il quale però – evidentemente i giudici hanno usato molta fantasia – afferma che la legge protegge la vita del nascituro. 

Protetta l’obiezione di coscienza

Unico aspetto positivo della sentenza è la garanzia del diritto all’obiezione di coscienza: potranno avvalersene sia i singoli individui (équipe medica e personale sanitario), sia le istituzioni (ospedali, cliniche, centri medici). In tal modo sarà salvaguardata la libertà religiosa: i cattolici e comunque tutti quanti sanno che l’aborto è un omicidio non saranno costretti a sporcarsi le mani del sangue innocente dei bambini.

Ciò ovviamente nulla toglie alla estrema gravità della legge. L’obiettivo finale di ogni uomo di buona volontà d’ora in poi sarà solo l’abrogazione totale della legge, perché sull’aborto non è accettabile alcun compromesso.

La destra abrogherà la legge?

Purtroppo sarà un lavoro che dovrà portare avanti soprattutto la società civile, che finora in Cile ha dato prova di ottimo attivismo: veglie di preghiera, manifestazioni pubbliche, petizioni, azioni di lobbing. E il tutto grazie alla partecipazione di molti giovani. Però i politici hanno fatto finta di nulla... Tuttavia, questo non è un buon motivo per gettare la spugna.

Dalla politica ci si può attendere poco. Sì, l’ex presidente Sebastián Piñera, candidato alle prossime elezioni presidenziali per il centro-destra, ha promesso sensibili modifiche alla norma. Ma, per l’appunto, non ha parlato di abrogazione. Ha affermato che lo Stato dovrà aiutare le donne con gravidanze difficili. Ma non che si tornerà indietro rispetto alla depenalizzazione dell’aborto.

Perché la Bachelet parlerà in Vaticano?

Tutto ciò detto, bisogna sottolineare che la Bachelet non si ferma. Non solo ha voluto e ottenuto l’aborto, ma prima di andarsene sta preparando il terreno all’ideologia gender e al cosiddetto matrimonio omosessuale. La leader progressista, che già ha riconosciuto le unioni civili tra persone dello stesso sesso, ora parla di “matrimonio egualitario”, di adozione per i gay e di legge sull’identità di genere. Non riuscirà a vederne i frutti, perché il suo mandato sta per scadere. Tuttavia sta spianando la strada a chi verrà dopo.

Ed è davvero strano che un personaggio di tal genere sia tra i relatori della prossima Conferenza su clima e popolazione promossa dalla Pontificia Accademia delle Scienze, ovvero dal Vaticano. Dirà anche lei, come molti ecologisti oggi così stimati nei Sacri Palazzi, che per salvare il pianeta bisogna ammazzare i bambini nel grembo materno?

Federico Catani


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