08/03/2015

Aborto forzato in Cina: la politica del figlio unico continua a mietere vittime

Il 1 ° gennaio 2014, il Partito comunista cinese ha modificato la politica del figlio unico consentendo un secondo figlio alle coppie in cui entrambi i genitori sono a loro volta figli unici.

Questa piccola concessione (ricordiamo che anche per fare il primo figlio i cinesi devono chiedere il permesso alle autorità) è stata ampiamente e erroneamente segnalata come un “allentamento” della politica figlio unico.

Quelli che se ne rallegrano, non sanno o non dicono che il Partito comunista cinese il 28 gennaio 2015, su Chinadaily.com , ha dichiarato che i funzionari del Ministero della sanità e la Commissione nazionale per la pianificazione familiare non hanno alcuna intenzione di sospendere o allentare il controllo delle nascite.

Chen Guangcheng, il noto avvocato cieco che ha difeso le donne cinesi ed è per questo stato perseguitato, e che alla fine è rocambolescamente fuggito in USA, ha detto durante una conferenza stampa alle donne presenti: “Ancora oggi, in Cina, il regime comunista può mettere le sue mani nel vostro corpo, strapparvi il bambino dal grembo, e uccidervelo in faccia”.

La politica del figlio unico è il più eclatante, feroce attacco alle donne di sempre. E’ un crimine contro l’umanità.

Contro le donne che vengono costrette all’aborto o sterilizzate a forza, contro le bambine, che sono vittime degli aborti sesso-selettivi, particolarmente spietati poiché per legge si può avere solo un figlio.

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Reggie Littlejohn, presidente di Women’s Rights Without Frontiers, ha dichiarato: “L’attuazione coercitiva della politica del figlio unico continua senza sosta, distruggendo donne, bambini, famiglie intere: il tessuto della società cinese. Sia che sia pro-life o pro-choice, nessuno può accettare l’aborto forzato, perché non è una scelta. La politica figlio unico deve essere abolita”.

Francesca Romana Poleggi

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