29/11/2014

Aborto con la pillola RU486: dolore e morte

A proposito della RU486.

Proponiamo ai nostri lettori questo articolo pubblicato sul mensile Notizie Pro Vita, che meritava di essere letto e merita di non essere dimenticato.

 La verità sull’aborto chimico: sofferenza e pericolo di vita per la madre.

 “Donna, abortirai con dolore”. Era il titolo di un articolo apparso su un quotidiano di alcuni anni fa quando infuriava lo scontro attorno alla pillola abortiva. Vi si sosteneva la tesi che l’opposizione alla RU 486 avesse una ragione inconfessata: l’aborto chimico avrebbe sottratto le donne a quella sofferenza e a quel dolore con cui gli antiabortisti vorrebbero punire le donne che interrompono la gravidanza. Bella tesi, peccato che sia del tutto falsa, come dimostrato non dalla fede, né dalla riflessione morale, ma da una marea di studi scientifici nell’ambito della ricerca clinica. Vogliamo parlare di dolore? Benissimo, anzi, malissimo, perché una donna su quattro che abortisce con la pillola riferisce un dolore di 9 o 10 in una scala da 0 a 10 (Wiebe, 2001) e quando il dolore provato con l’aborto chimico viene confrontato con quello della procedura chirurgica i livelli medi di intensità sono più alti del 100-150% (Robson, 2009). Mentre il dolore dopo l’aborto è incluso tra gli effetti collaterali solo in un terzo dei casi, se l’aborto è avvenuto con la pillola ben il 96% delle donne lo riferisce tra i sintomi (By Nguyen, 1999).

Ma com’è che improvvisamente l’aborto chirurgico è diventato così doloroso per le donne? In un depliant del Centro Informazioni Sterilizzazione Aborti (C.I.S.A.) degli anni ’70 si poteva leggere: “Se, nonostante la paura, la donna resta rilassata, non avverte nessun dolore […] l’aborto con l’aspirazione dura in media due o tre minuti […] in genere le donne sane e normali si riprendono in un quarto d’ora e dopo venti minuti urlano dalla fame, e vanno di corsa a mangiare”. Forse che le tecniche chirurgiche degli anni ’70 erano più avanzate rispetto a quelle odierne? C’è poi il problema delle donne che muoiono dopo avere abortito con la RU 486. Sono solito proiettare agli studenti una diapositiva che raccoglie la casistica e mi accorgo che ogni anno che passa i caratteri di quella diapositiva diventano sempre più piccoli; l’elenco delle donne morte si allunga sempre più e a breve non mi sarà possibile farle entrare tutte in un’unica immagine. Infezione da Clostrium Sordellii, da Clostridium Perfrigens, da Streptococco, emorragia, rottura tubarica, porpora trombotica trombocitopenica; sono le molteplici, terribili cause che hanno portato al raddoppio: invece che un morto solo come preventivato, i morti sono diventati due, perché al bambino si è aggiunta anche la madre.

C’è da domandarsi come mai a fronte di questa realtà ben nota nel mondo scientifico alcuni specialisti del settore salutarono la pillola abortiva come “miracolosa”, la indicarono come la garanzia di un aborto più sicuro di quello chirurgico, un aborto assimilabile al passaggio “da un’auto con due airbag ad una vettura con sei airbag”. Già, come mai? Ho qualche idea che vi dirò in un prossimo articolo. Nel frattempo rimanete sintonizzati sulle pagine di “Notizie Pro-Vita”.

Renzo Puccetti

Tratto da NotizieProVita n.11 – Gennaio 2013 – Pag. 14

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