09/04/2020

Il profeta Ezechiele e i castighi di Dio

All'indomani del cinquecentesimo anniverario dalla morte di Raffaello, colpiti dal capolavoro di cui potete ammirare un particolare (La visione di Ezechiele, del 1518, conservata agli Uffizi di Firenze), riceviamo da un gentile Lettore una riflessione  su un tema di attualità: ma questa epidemia è un castigo di Dio? 

Secondo il Libro del profeta Ezechiele....

 

Dei quattro Profeti Maggiori dell’Antico Testamento (Isaia, Geremia, Ezechiele, Daniele) Isaia vive al tempo della distruzione di Samaria (721 a.C.) e Geremia al tempo della distruzione di Gerusalemme (587 a.C.). Ezechiele scrive mentre vive già in esilio a Babilonia, quindi un po' dopo il 587, ed ha pertanto una chiara visione del tradimento dei giudei verso il loro Dio, tradimento dell'alleanza e prostituzione agli dei stranieri, che ha comportato la punizione dell'esilio. 

Ha anche una visione Tempio-centrica della fede di Israele, dopo aver visto il Tempio di Salomone distrutto dalla collera divina e abbandonato dalla Gloria Divina, che ha lasciato Gerusalemme, poiché non vuole più avere rapporto con i giudei miscredenti. 

Ezechiele viene ispirato ad importanti acquisizioni teologiche, rispetto alla fede dei suoi contemporanei: comprende che Dio salverà il suo popolo per pura benevolenza (cioè per Grazia), non per ossequio al patto con Abramo o con Davide; non concepisce più il futuro Davide come Re (visione teocratica dell'Unto), ma come Pastore dei credenti: non un condottiero né un “politico”, bensì il Dio fatto uomo per espiare le colpe degli uomini e condurli a Dio; indica inoltre che il culto dovrà essere non più formale ed esteriore come i sacrifici di animali, bensì impresso e vissuto nel cuore; nella visione, infine, delle 'ossa disseccate' (cap.37) che si ricostituiscono in corpi viventi, da un lato vede la ricostituzione del popolo israelita ora disperso, ma dall'altro intravede la resurrezione individuale.

L’apostasia dei giudei non si limitava comunque all’adesione ad idoli vani e a dei inesistenti, comportava invece pratiche aberranti e perversioni di ogni tipo (7, 4), violenze (7, 10), avidità compiaciuta di sé stessa (7, 19), insorgenza di false profetesse (13, 17). Di fronte alla violazione dei diritti di Dio e degli uomini morali Ezechiele profetizza più volte l’avvento della peste, della fame, della spada.

Tocchiamo così un contesto, purtroppo, di grande attualità. Mentre ristrette cerchie di gruppi di potere arrivano a trescare direttamente col demonio (succubi della tentazione “questi regni ricchi e potenti li darò a voi, se prostrati mi adorerete”), i popoli vengono ridotti a masse “liquide”, senza giuste direttive e senza fini appropriati nella vita, ed abboccano a qualcosa, in cui riporre false credenze, nelle fesserie o nelle aberrazioni, propagandate dai “sommi sacerdoti del popolo”.

Le masse vengono suggestionate dalle false profetesse (reti televisive ed internet, programmi scolastici pro gender e cosiddetta educazione sessuale), cosicché sono ridotte ad una manica di sbandati ed egoisti, incapaci non soltanto di aderire alla Legge morale, ma persino di riconoscere la Legge naturale, quella che ci ha dato il Padreterno per il nostro bene, quella che persino i giureconsulti pagani riconoscevano (1). Campano (non vivono) tristemente trascinati dai loro istinti, per esercitare diritti e scantonare doveri, per godere del potere, della superbia, delle droghe, del porno assortito, con conseguenti divorzi ed aborti, con rapporti sessuali sregolati e  pederastia, con insorgenza di malattie fisiche e psichiche. Altri fenomeni si verificano, in parte storicamente ricorrenti, in parte pressoché nuovi: la speculazione a danno dei più deboli economicamente (il crollo delle borse mondiali: Amos 8, 5: “Quando sarà trascorso il novilunio per poter vendere il frumento? Diminuiremo la misura e accresceremo il siclo, falseremo le bilance per frodare”), la possibilità che virus vengano manipolati in laboratori (ma la guerra batteriologica veniva condotta per mezzo di contaminazioni ancor prima che si conoscesse l’esistenza degli agenti infettivi).

Oggi, affossata la Società Cristiana da ondate successive di eretici di diverse sette, di rivoluzionari francesi e marxisti, di materialisti e adoratori dei cosiddetti diritti civili, c'è un abisso tra i senza-Dio e il loro Creatore. Un abisso che si sono scavati con le loro mani. Oggi la diffusione del Coronavirus costituisce uno strumento sottile ed invisibile, quale retribuzione che meritano le masse traviate; inafferrabile e devastante, colpisce ogni aspetto della vita comunitaria, economica, finanziaria dei nostri paesi viziati e senza Dio. 

La speranza è che molti si ravvedano (2), e ci vengano evitate le successive tappe della fame e della spada.


Leonardo Leone
 

(1) Quod vero naturalis ratio inter omnes hominum constituit, id apud omnes populos peraeque custoditur vocaturque jus gentium, quasi quo jure omnes gentes utuntur: Gaius Institutiones I, 1 (2° sec. d.C.)

Ciò che invero la ragione naturale stabilisce per tutti gli uomini, proprio questo presso tutti i popoli viene ugualmente osservato e viene denominato “diritto delle genti”, poiché di questo diritto si servono tutte le genti.

 

(2) Ma il profeta Amos, ad esempio, depreca anch’egli il culto esteriore (4, 4-5) e la caparbietà di molti nel non riconoscere gli ammonimenti inascoltati dell’Altissimo (4, 6-11: “eppure non siete tornati a Me”).

 
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