23/10/2019

Vi spiego la nostra posizione sull’eutanasia e il suicidio assistito

Noi siamo per la Vita, sempre. E non siamo pochi. Non consideriamo mai la fine dell'esistenza come risposta ai problemi. I problemi vanno affrontati e le persone aiutate. Quando si vuole morire è perché si sviluppa un indicibile dolore nell’anima dice il presidente Toni Brandi in un video ed è così. Il nostro pensiero parte dal presupposto che si fronte a sofferenze e difficoltà che sembrano insormontabili qualcuno vede la morte come male minore. Ma può essere una soluzione chiudere gli occhi per sempre? O sono le cure palliative la vera cura al dolore?

In tali situazioni la scelta della morte non può essere veramente libera e la testimonianza l’ha fatta proprio Toni Brandi quando racconta di aver desiderato la morte dopo il suo tumore al pancreas nel 2013 e di essere sopravvissuto grazie all’amore di sua moglie e dei suoi amici. Dunque: il suicidio va prevenuto o va facilitato, vi chiedo? Noi facciamo sempre l’esempio del ragazzo che si vuole gettarsi dal ponte e che esprime la propria autodeterminazione a morire buttandosi giù. Che si fa gli si dà una spinta o si cerca di dissuaderlo? Ma gli esempi sono tanti e diversi.

Ma perché se ci sono sono le cure palliative che controllano il dolore, non si pensa a migliorare la ricerca e ad attuare al meglio la legge che ne dispone l’applicazione? La tragedia è che la Federazione delle Cure Palliative ha denunciato che solo 30% dei malati di tumore hanno accesso alle cure palliative e per bambini malati pediatrici la situazione è ugualmente tragica. Lo Stato ha il dovere di curare o di lasciar morire i malati? Uno Stato che non ha più cura dei cittadini è uno Stato di cui aver paura, da non accettare e da correggere. 

E non parliamo dello slogan che si sente spesso che è il cosiddetto diritto all’autodeterminazione. Ma l’autodeterminazione è un illusione, un bambino deve essere messo sul seggiolino in macchina o si incorre in multe paurose, deve essere portato alla scuola dell'obbligo e così via... Che poi: se il paziente è in coma? E’ sempre valido l’esempio di Max Tresoldi che aveva detto alla madre che in condizioni di grave disabilità non avrebbe voluto vivere e sentiva i medici darlo per spacciato ma non poteva parlare. Grazie all’amore e alla determinazione della mamma, dopo anni si è risvegliato, vive, parla ed è felice di vivere.

Attenti alle fake news dunque e a quello che vi vogliono far vedere. “Se non conosci, non vedi” dice un vecchio saggio detto ed è proprio così. Cultura della vita contro cultura della morte: la nostra missione, per svelare agli occhi dei lettori e delle persone la verità che si cela dietro a un pensiero menzognero. 

 

di Jacopo Coghe

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