08/02/2023 di Gloria Callarelli

Utero in affitto, Malan a Pro Vita & Famiglia: «Chi vuole il commercio dei bambini chieda di pagare l’Iva su di loro»

«Cerchiamo di difendere il diritto dei bambini a non essere commercializzati e di combattere lo schiavismo della madre». Con queste parole Lucio Malan, capogruppo al Senato di Fratelli d’Italia, spiega la proposta di legge che lui, insieme a Isabella Rauti, sottosegretario alla Difesa, hanno avanzato rispetto alla pratica dell’utero in affitto: «Innanzitutto vorrei ribadire che la proposta è del 26 ottobre ed è una proposta di modifica all’articolo 12 della legge 40 sulla Procreazione medicalmente assistita, in vigore da quasi vent’anni.  Si tratta, dunque, di proporre di estendere la pena già prevista dalla legge (la reclusione da 3 mesi a 2 anni e la multa da 600.000 a un milione di euro) “anche se il fatto è commesso all’estero”».

Il punto è proprio la distonia tra un qualcosa che in Italia, se praticato, è considerato reato e un qualcosa che all’estero può invece essere fatto, inquinando, varcato il confine, anche usi e costumi del nostro Paese: «Mi sembra naturale – spiega Malan – che la pratica debba essere punita anche se avviene all’estero. Altrimenti che facciamo: qui non va bene farlo ma all’estero sì e quando qualcuno che lo ha fatto rientra in Italia dobbiamo anche celebrarne il fatto?».

Il punto è dunque quello di regolamentare – vietandola anche se praticata all’estero - una pratica barbara che altrimenti rischia di essere tollerata e fare costume quando in realtà mercifica il corpo della donna e i bambini: «Schiavitù  - ribadisce Malan - di questo si tratta. Le donne che si sottopongono a ciò devono vendere il proprio corpo in modo integrale per vivere, con contratti che le vincolano. Non possono nemmeno curarsi, è una cosa indegna, è una forma di schiavitù moderna. Lo schiavismo è oscurantismo. E’ necessario rivedere in toto i valori anche della nostra società occidentale. In nome di una certa libertà – osserva - si cancella la dignità dell’individuo, la protezione dei bambini, delle madri».

La proposta fa discutere tutt’oggi, non senza una certa perplessità da parte del senatore: «Leggo con sorpresa che ci sono grosse resistenze e vengono eccepiti principi giuridici superabili. Non è che queste pratiche se si fanno all’estero sono meno gravi. Io – spiega - mi sono occupato di mutilazioni genitali femminili: su ciò non ci si è posti il problema della doppia incriminazione, del fatto che all’estero sono ammesse e legali. Perché su questo sì? Poi è chiaro e va specificato: è ovvio che questa legge non sarà retroattiva. Coloro che hanno fatto queste cose prima dell’eventuale approvazione non sono punibili».

La questione incontrerà sicuramente anche le resistenze dell’Unione Europea che invece nei mesi scorsi ha avanzato una proposta per cui «la genitorialità stabilita in uno Stato membro dovrebbe essere riconosciuta in ogni altro Stato membro, senza alcuna procedura speciale». Anche se riguarda genitori dello stesso sesso, toccando quindi indirettamente anche la questione dell’utero in affitto.

Malan sul punto precisa la sua posizione: «Nessuno vuol togliere diritti, anzi vogliamo dare diritti ai bambini: se il compratore ha privato di una vera madre e di un vero padre il bambino e qualcuno vuole prendersene cura non è che per questo i bambini devono conquistare il titolo di genitori. Zii, nonni, amici, tate si occupano spesso dei bambini ma da questo non è che assumono il titolo di genitore».

Ma il senatore è fiducioso sull’avanzamento della richiesta? «Sulla validità della proposta non ho alcun dubbio: ad oggi – chiarisce - è stata appena depositata e non è stata ancora neppure assegnata alla commissione; direi che siamo prima dell’inizio dell’iter. Bisognerà calendarizzarla e sarà oggetto di accordi all’interno della maggioranza. Non è rivoluzionaria: è semplice in realtà. Ma chi non è a favore – chiude con una provocazione - sia coerente: chieda esplicitamente il commercio di bambini in Italia, stabilendo magari l’Iva anche su di loro».

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