02/01/2020

Usa, per i dem le presidenziali 2020 saranno sempre più “pro-aborto”

Negli Stati Uniti, per i candidati democratici in corsa alle presidenziali che avranno luogo quest’anno non basta rispettare il cosiddetto “diritto all’aborto”, in nome del “diritto di scelta” perché, a detta loro, questa terribile pratica, andrebbe addirittura promossa. E come? In vari modi: innanzitutto codificando la sentenza Roe v. Wade in legge federale, poi cercando di abrogare l’emendamento “Hyde” che vieta di investire i fondi federali per finanziare l’aborto, sostenendo, al contrario, i finanziamenti delle strutture sanitarie che praticano le interruzioni di gravidanza e infine nominando solo giudici abortisti.

Ma non basta ancora, perché tutti i candidati dems, intervistati dal New York Times, sostengono che l’aborto vada addirittura finanziato con i soldi pubblici e propongono di rendere le spesso letali pillole abortive disponibili come prodotti da banco, infischiandosene delle serie conseguenze che questo potrebbe avere sulla salute psicofisica delle donne.

Infatti, come ha candidamente affermato Jacqueline Ayers, vice presidente per le relazioni governative e le politiche pubbliche di Planned Parenthood, non basta più ormai dirsi a favore dell’aborto, ma bisogna passare ad un’offensiva mirata per combattere l’ostacolo rappresentato, in America, dai repubblicani che, con la loro instancabile opera di promozione e difesa della vita nascente, hanno reso più difficile abortire in diversi stati americani, grazie alla “legge del primo battito”  e che rischiano di passare ad un’azione ancora più seria e definitiva se dovessero decidere di mettere le mani, tramite la Corte Suprema, sulla Roe vs. Wade

E lo sottolinea meglio, proprio uno dei candidati dems, Elizabeth Warren, al Nyt: «I discorsi dei candidati si concentrano sull’assistenza sanitaria, sull’autonomia del corpo e, a volte, anche sull’idea dell’aborto come forza positiva che consente alle donne di controllare la propria vita e aumentare la propria sicurezza economica». L’aborto «è assistenza sanitaria e l’assistenza sanitaria è un diritto umano». Come emerge chiaramente siamo molto oltre il concetto dell’aborto come “male necessario”.

Eppure, nonostante la sicumera dei democratici, i sondaggi recenti tendono a smentire che questa sia davvero la linea “vincente”. Infatti se sulla Roe v. Wade la maggior parte degli americani la sostiene (75%) tuttavia pochi sono d’accordo sull’accesso all’aborto sempre e comunque (20%).

Anzi, persino all’interno del partito democratico c’è divisione su questo, se pensiamo allo scandalo che il governatore democratico dello Stato di New York, Andrew Cuomo, con il Reproductive Health Act che rende possibile abortire oltre la 24 esima settimana, ha prodotto all’interno di una corrente del suo partito, i Democrats for Life of America e se si pensa che, in base ad un sondaggio recente, è emerso che a volere l’aborto legale sempre e comunque è una percentuale di democratici che va dal 39 al 46 per cento. Insomma puntare su una politica spiccatamente abortista potrebbe rivelarsi una strategia perdente, non si comprende ancora che il popolo probabilmente ha più buonsenso dei lungimiranti politici e non è detto che sia disposto a scegliere chi incarna una prospettiva che ha la morte come principio e fine delle proprie idee politiche.

 

di Manuela Antonacci

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